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A 30 anni dalla sua morte. Ritratto di Balthasar.

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Hans Urs von Balthasar nasce a Lucerna, in Svizzera, nel 1905 in una famiglia profondamente cattolica. Fece i suoi primi studi presso i benedettini e i gesuiti. Egli, in un primo tempo si dedica a studi di letteratura tedesca, conseguendo nel 1928, in seguito a soggiorni di studio a Vienna e Berlino, il dottorato con una dissertazione sull’influsso dell’escatologia nella letteratura tedesca moderna. Un anno dopo il 31 ottobre 1929 entra quale novizio nella compagnia di Gesù a Feldkirch. Successivamente viene trasferito per il proseguimento degli studi filosofici a Pullach e successivamente per il perfezionamento degli studi teologici a Lione-Fourvière. Le figure decisive in questa fase sono Enrich Przywara e Henri de Lubac: essi aiutano il giovane gesuita a sopravvivere a quella che egli chiama ‘il deserto della teologia neo-scolastica’ di quei tempi. Ordinato presbitero a Monaco di Baviera nel 1936, dal 1937 al 1939 è redattore della rivista tedesca della Compagnia di Gesù ‘St

A 50 anni dalla morte. Ritratto teologico di Karl Barth.

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Karl Barth nasce il 10 maggio 1886 in una famiglia borghese di Basilea. Suo padre è professore di teologia, specialista del Nuovo testamento. Studia a Berna, Berlino e Marburgo, subendo l’influsso di Adolf von Harnack e della teologia liberale. Pastore dal 1911 al 1921 a Safenwil, un piccolo paese svizzero, fa parte, in un primo tempo, della corrente del cosiddetto socialismo religioso. Nel 1921 è nominato professore di teologia riformata alla facoltà di Gottinga per il successo che ottenne il suo commento all’epistola ai Romani. Successivamente insegna a Münster e a Bonn fino al 1935, quando è espulso dalla Germania dal regime nazista. Da allora fino al 1964 insegnò a Basilea. Muore il 10 dicembre 1968. Barth è uno dei (pochi) teologi che ha sviluppato un articolato e complesso pensiero in diversi fasi. In una prima fase i suoi maestri sono i teologi liberali Hermann e von Harnack; sue letture preferite le opere di Schleiermacher e di Kant. Nel 1909, iniziando l’attivi

La svolta antropologica in teologia: ritratto di Karl Rahner.

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Come è noto, Karl Rahner è stato un gesuita e teologo tedesco, cattolico, fra i protagonisti del rinnovamento teologico nel Novecento che ebbe il suo apice nel Concilio Vaticano II. Tuttavia, forse, quello che è meno noto è costituito dai suoi inizi, non proprio gloriosi. Egli nacque a Friburgo, in Brisgovia, il 5 marzo 1904, crebbe in una famiglia cattolica medio-borghese; suo padre insegnava presso un istituto magistrale. In gioventù frequentò il movimento cattolico del Quickborn dove conobbe Romano Guardini. Dopo aver conseguito la licenza liceale, entrò nell'ordine dei gesuiti nel 1922, dove già suo fratello maggiore Hugo, noto storico del pensiero cristiano, vi era entrato nel 1919. Studiò filosofia e teologia a Feldkirch, Pullach, Valkenburg, Friburgo in Brisgovia e Innsbruck. Decisiva si rivelò, per la formazione di Rahner, la partecipazione ai seminari di Martin Heidegger negli anni 1934–1936. Sotto la guida di Martin Honecker, redasse una dissertazione dottorale, dal

O Roma o Cristo

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Una delle ultime fatiche editoriali di Saverio Xeres , sacerdote della diocesi di Como, professore di Storia della Chiesa presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale (sede di Milano), è una documentata ricostruzione della vicenda che ha portato allo scontro tra Lutero e Roma, con la terribile conseguenza dello scisma. In O Roma o Cristo in modo agile si fa capire perché si è arrivati ad uno conflitto che ha dilaniato la cristianità. Senza cedere alla polemica, con uno stile sobrio e godibile, l’autore permette a qualsiasi lettore di prendere coscienza della drammatica scelta che il monaco agostiniano fu costretto a compiere. In occasione del Giubileo della Riforma, proprio in merito a quest’opera abbiamo posto alcune domande al professor Xeres. D:Chi è Martin Lutero? R: Era un frate tedesco, nato nel 1483 nella Germania settentrionale, in Turingia. Figlio di un minatore divenuto piccolo proprietario, venne avviato agli studi giuridici presso l’università di Er

Sull'arte della predicazione, ovvero come si comunica la fede.

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Gaetano Piccolo ‒ Nicolas Steeves, E io ti dico: immagina! L’arte difficile della predicazione , Città Nuova, Roma 2017, 142 p., EAN: 9788831165709, € 18,00. La recente opera, dei due gesuiti e professori alla Pontificia Università Gregoriana, è un agile e fruibile volume dedicato all’arte della predicazione. Che oggi, soprattutto per effetto della larga diffusione dei cosiddetti social , sia diventato difficile comunicare e, in particolare, comunicare bene è un dato di fatto. Che, in questo contesto, sia diventato un compito di primaria importanza rinnovare la predicazione è una constatazione anch’essa ovvia. Ma come fare? Se è vero che tra le cause della fuga dei fedeli dalle assemblee domenicali c’è sicuramente l’insofferenza, molto spesso taciuta, di fronte a omelie noiose, vuote, ripetitive, astratte e recitate senza convinzione, è altrettanto vero che occorre rimettere mano alla comunicazione. Certamente coloro che partecipano alla Messa domenicale sono abituati a forme

Tra filosofia e teologia: la proposta di E. Falque.

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È un impegnativo saggio quello di E. Falque, professore di Filosofia medievale e di Filosofia della religione all’Institut Catholique di Parigi, che mette a tema il rapporto tra filosofia e teologia. Da anni in Francia si assiste ad un interesse da parte di alcuni filosofi, come J.-L. Marion, M. Henry, J.-L. Chrétien per citarne alcuni, ai temi della teologia. Nell’alveo di quello che è stato definito “il tornante teologico della fenomenologia francese” (D. Janicaud) si inserisce questa opera di Falque, edita in lingua originale nel 2013 e tradotta in italiana dalla Morcelliana. Essa vuole meglio puntualizzare il guadagno per la filosofia di un’indagine riguardante questioni teologiche. L’idea, insomma, contenuta e approfondita in questo volume è che ormai è giunto il tempo di “passare il Rubicone”, superando così quell’estraneità o, nel migliore dei casi, quella funzione ancillare che la filosofia ha avuto nei riguardi della teologia. Come il 10-11 gennaio del 49 a. C. Cesare valic

Per una teologia della carne

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Si deve a due teologi di primo piano nel panorama italiano, come Maurizio Grochi e Pierangelo Sequeri, la creazione e la direzione della collana “I semi teologici di Francesco” presso le Edizioni San Paolo. Essa, come è evidente dal titolo, si prefigge di mostrare la densità teologica del magistero dell’attuale Papa a partire da alcuni argomenti. Appartiene a tale collana l’opera di Pagazzi, sacerdote della diocesi di Lodi, docente di Teologia sistematica alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale e docente di Estetica del sacro all’Accademia delle Belle Arti di Brera (Milano), che non vuole solo sottolineare quanto Francesco ha detto (e, forse, ancor più ha fatto) con il suo autorevole magistero, ma anche ‒ cosa più interessante ‒ dialogare con esso rivelando, nel caso specifico, l’importanza della carne per la fede cristiana. Va da sé che, se la carne è il cardine della teologia, occuparsene ed elaborare una “teologia della carne” è questione di vita o di morte. Cristo è ri