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Visualizzazione dei post con l'etichetta Leggere ...che passione!!!

"Le emozioni di Dio". Un invito alla lettura.

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   È da poco uscita in libreria l’ultima fatica editoriale di Emanuel Durand, frate domenicano e professore alla Facoltà di teologia di Freibourg in Svizzera, tradotta in italiano dalla Queriniana. Il tema è alquanto interessante - in che senso possiamo attribuire a Dio delle emozioni? - e problematico allo stesso tempo soprattutto perché ormai tutto nella nostra epoca è divenuto emozionante. Tutto emoziona senza lasciare però una traccia. Infatti come dice bene il sottotiolo “tracce di un profondo coinvolgimento” nel caso di Dio si tratta di qualcosa di molto diverso dalla semplice ed effimera emozione che nasce e finisce in un batter di ciglia. Quello attestato dalle Scritture, come dimostra in queste pagine Durand, è un Dio che si emoziona perché desidera la salvezza dell’uomo, ha a cuore le sorti della sua creatura che è sua immagine e sua somiglianza. Districandosi abilmente tra filosofia – in particolare quella tomista - e teologia, l’autore riesce a restituire un tratto che la t

"In pace mi corico": sonno e fede. Un invito alla lettura.

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   Una delle ultime fatiche editoriali del neo-segretario del Dicastero per la cultura e l’educazione, il lodigiano presbitero don Giovanni Cesare Pagazzi, ha un chiaro riferimento biblico e nella fattispecie ad un salmo in cui si parla di sonno. Sembrerebbe strano che la teologia si possa occupare di un fenomeno così “basso”, eppure a ben vedere noi passiamo almeno un terza delle nostre giornate “nelle braccia di Morfeo”, per non parlare dei bambini che, come si dice popolarmente, “mangiano e dormono”. Insomma sonno, notte e sogno appartengono l’uomo connotandolo profondamente. Quindi occuparsi del sonno da un punto di vista teologico è una mossa giusta, corretta tanto più che è lo stesso Creatore ad averci fatto così, anzi se stiamo al testo biblico è Dio stesso, che dopo aver creato, si riposa (lo shabat ). Il sonno, come Pagazzi mostra, è una categoria con cui rileggere l’intero evento della Rivelazione e in particolare l’evento cristologico; esso non genera mostri, ma apre orizzon

Il gioco della Trinità

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    Il Dio dei cristiani è un Dio uno e trino e il gioco non può essere prerogativa esclusiva di una delle tre Persone divine. Infatti a motivo di un’eguaglianza nella natura divina, si può affermare che tanto il Padre quanto il Figlio e lo Spirito Santo giocano. La possibilità, pertanto, di delineare una Trinitas ludens appare conforme all’attuale tentativo della teologia di disincagliarsi dalle secche dell’onto-teologia. Infatti facendo leva sulla concezione di Dio come amore e non di Dio come essere, è possibile mettere in luce quel darsi, centrale come abbiamo visto nella speculazione hemmerliana, che rappresenta l’ incipit di un’originale rilettura della teologia trinitaria in epoca contemporanea. «Se si parte dalla realtà della communio e si designa il Dio trinitario come “evento interpersonale d’amore”, come “amore che accade”, allora non vi è un prius logico od ontologico di Persona/Persone o sostanza, poiché l’amore divino non è qualcosa che sta “prima” del gioco mutuo del

La mostruosità di Cristo

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  È un libro sorprendente La mostruosità di Cristo , benché sia una lettura impegnativa e in alcuni punti – pochi per fortuna – per specialisti. L’opera, sebbene sia in tre parti e una parte è affidata al teologo John Milbank, porta la firma di Slavoj Žižek e rientra in quel filone della filosofia contemporanea di confronto con il pensiero cristiano. In questo stesso filone troviamo filosofi di un certo calibro come Badiou, Agamben, Cacciari, Jullien, Sloterdijk, tutti dichiaratamente atei, che non hanno preconcetti verso la teologia cristiana, anzi la leggano, la studiano e arrivano a mostrare nelle loro opere l’intelligenza racchiusa nel dogma cristiano. La mostruosità di Cristo , infatti, sorprende per questo motivo perché ci si aspetterebbe una critica forte e radicale al cristianesimo e invece ci troviamo di fronte ad una apologia, scritta da un ateo, come a dire che nella teologia cristiana, più che nel pensiero scientifico, ci sono ragioni per la filosofia, per filosofare. Se po

Teologia del gioco: il mio nuovo libro!

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Perché il fenomeno ludico può essere un vero e proprio “trattato” di teologia? Cosa ha a che fare il gioco con la teologia? Apparentemente sembra esserci una distanza, se non addirittura, date certe idee, un abisso tra gioco e teologia. In realtà indagando il ludus nei suoi diversi aspetti si può agevolmente dimostrare il guadagno per la teologia dell’assunzione della “categoria” del gioco, dopo aver chiarito in cosa consista il fenomeno umano. Inoltre mettendoci sulle spalle di giganti in teologia, come Jürgen Moltmann, Hugo Rahner, Klaus Hemmerle, con loro e mai contro di loro, si può proseguire il discorso teologico. In effetti è possibile sondare l’ambito biblico, recuperare alcuni frammenti di teologia ludica sparsi in due mila anni di pensiero e, infine, mettere in luce quei motivi di estetica ludica che possono essere a fondamento di una strutturata e argomentata proposta teologica. Così facendo viene fuori un’opera dal forte carattere interdisciplinare che dà dignità ad un fen

Rifare i preti? Dialogo con Enrico Brancozzi.

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 É da poco uscito in libreria il testo di Enrico Brancozzi dal titolo Rifare i preti. Il libro è davvero interessante e contiene dal punto di vista teologico-pastorale una proposta che andrebbe presa sul serio. In questa sede vorrei tentare di dialogare sul tema con l’autore . Un primo punto che condivido sta nel fatto che occorre prendere coscienza della fine della cristianità e per questo va ripensata la formazione presbiterale — la formazioni iniziale si intende perché quella permanente, benché in una marea di documenti magisteri ali esista, di fatto in Italia è poco sviluppata. L’idea è giusta e corretta perché la forma della Chiesa influenza necessariamente la formazione presbiterale, sia in modo positivo sia in negativo. Tuttavia non esiste un’esigenza di “fare” i preti perché per 1500 anni circa i seminari non sono esistiti e di preti, bravi e santi ce ne sono stati. L’esigenza semmai è quella di discernere e scegliere all’interno del Popolo di Dio alcuni per il presbiterato

Deontologia del fondamento.

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È davvero un bel libro quello uscito presso Giappichelli Editore che riproduce una serie di conferenze tenute da un noto teologo italiano Pierangelo Sequeri, già Preside della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale e attualmente Preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II. Il titolo fa comprendere molto bene quale tema viene sviluppato in queste poche e fruibili pagine: tentare di elaborare un contrappunto all’ontologia del fondamento. Purtroppo per secoli la filosofia ha pensato una metafisica sganciata dal problema della more e la teologia ha subito il fascino di questa “perversione”. Se è stato coltivato il problema della morale in ambito metafisico, lo si è fatto per pensare la questione del male, oggi dopo l’Olocausto neanche più dibattuta. Per poter praticare una deontologia del fondamento occorre recuperare l’ordine degli affetti, l ’ ordo amoris , ovvero, per utilizzare un linguaggio caro a Sequeri, chiedersi e, dunque, pensare come deve essere l’ente/l’essere per e

Fratello Dio.

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  È da qualche mese uscito un bel libro che celebra uno dei più noti teologi italiani, Pierangelo Sequeri, attualmente per volontà di papa Francesco Preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, per tanti anni professore alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di cui è stato anche Preside. In questo volume, che riprende nel titolo una delle canzoni del teologo milanese   – come è noto egli è stato ed è un compositore –, discepoli, colleghi e amici riprendono un aspetto della sua abbondante produzione teologica e sviluppano, delineando in sintesi l’originalità di una teologia made in Italy , meglio made in Milan . Il risultato è una serie di saggi che talvolta servono ad introdurre al pensiero di Sequeri talvolta entra no in dialogo con esso e cercano di portare avanti il discorso. Sei sono le parti e quindi i focus che i curatori dell’opera, Dario Cornati ed Ezio Prato, aprono (coscienze credente e fenomenologia di Gesù, l’altro moderno, simbolico/artistico/musicale, dik

Per una teologia del gioco

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La ricerca prende le mosse, dal punto di vista metodologico, dall’idea elaborata da P aul Ricoeur a riguardo di un pensiero a partire dai simboli, e tenta di applicare questo metodo al tema del gioco per farne una “categoria” utilizzabile in ambito teologico. Come è noto, il filosofo francese scandisce nel celebre saggio Ermeneutica dei simboli e riflessione filosofica , la sua idea, tracciando tre possibili tappe. La prima tappa è fenomenologica, cioè in questa prima fase si cerca di comprendere il simbolo attraverso il simbolo. La seconda tappa è ermeneutica, di interpretazione dei testi che contengono quel simbolo. L’ultima tappa è quella di un’elaborazione di un pensiero a partire dal simbolo. Nel primo capitolo si tent a di onorare la prima tappa delineata da Ricoeur e, quindi, verrà indagato il fenomeno ludico con l’intento di capire cosa esso sia, giovandosi dell’apporto di diverse discipline, e, successivamente, si procederà a mettere in luce la plurivalente simbolica

Il cristianesimo come risorsa.

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Ho letto con piacere il libro di François Jullien Risorse del cristianesimo , edito in italiano da Ponte alle Grazie, ed è una lettura che mi sento di raccomandare per diversi motivi.  Un primo motivo di interesse lo traggo dal titolo perché, finalmente, superando una contrapposizione tra atei e credenti - Jullien è un ateo -, si riesce a comprendere che il cristianesimo è una risorsa, ha  delle risorse da vantare. Il filosofo francese spiega questa sua idea abbondantemente nell'opera, mostrando peraltro una grande capacità filologica. Infatti egli rivisita e dialoga con alcuni testi del Vangelo di Giovanni e il suo dialogo stupisce perché alla fine risulta più proficuo di uno studio esegetico.  Un altro motivo di interesse lo traggo dal fatto che, come Jullien mostra, quando si supera certi steccati e la ragione non si manifesta gretta, il guadagno è doppio. In primo luogo perché l'ateo riesce a pensare alcune questioni che per lungo tempo hanno travagliato la filosofia.

Che cosa è la liturgia?

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Rispondere ad una domanda semplice – in questo caso: che cosa è la liturgia? – appare talvolta difficile e complesso. Tanto più se la risposta ha dato origine ad una serie di opere, tutte lodevoli, che però di fatto, volente o nolente, non ha offerto una soluzione soddisfacente al quesito. E allora? Allora la domanda si ri-propone di nuovo, con più forza: che cosa è la liturgia? A rispondere ci ha pensato questa volta Paolo Tomatis, sacerdote della diocesi di Torino e professore alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, con il volumetto Vita alla sorgente (Città Nuova, €18), centrando – così a noi pare – l’obiettivo. Sì, perché parlare, dire qualcosa sulla liturgia significa prima di tutto porsi nella liturgia, cioè farne esperienza. Per intenderci: è come se qualcuno parlasse dell’amore senza aver mai effettivamente, realmente, veramente amato. Le sue parole, pur ragionevoli, sarebbero palesemente vuote, prive di quell’esperienza necessaria a supportarle. Ecco perché,

Per una nuova intelligenza cristiana dell'eros.

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Tra i libri che ho recentemente letto e apprezzato - indicatomi da un amico - ne segnalo uno di cui ho scritto una recensione che presto sarà pubblicata.  Si tratta dell'opera di  Gilberto Borghi , Dio, che piacere! Per una nuova intelligenza cristiana dell’eros , San Paolo, Cinisello Balsamo 2018, pp. 215, ISBN 978-88-922-1429-3, € 20. È davvero interessante e stimolante l’opera di Gilberto Borghi, pedagogista clinico e insegnante di religione nelle scuole superiori di secondo grado, dal titolo provocatorio Dio, che piacere! Forse, per la prima volta, in Italia ‒ in Francia sono note le opere di Xavier Lacroix e Jain Bastaire ‒ qualcuno tenta di ricomporre il dissidio, tuttora vigente, tra piacere sessuale (erotismo) e fede. L’interesse e lo stimolo che proviene dalla lettura di questo libro sta nel fatto che l’Autore, in ogni capitolo, muove dal racconto di coloro che per primi sono sensibili a tale dissidio: gli adolescenti, che si avvalgono dell’ora di religione. Infatti

"Professione" monaco?

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Ghislain Lafont, Monaci e uomini nella Chiesa e nella società , Cittadella Editrice, Assisi 2016, pp. 239, € 16,90. È una bella e piacevole lettura questo libro del noto monaco e teologo Ghislain Lafont. Si tratta della traduzione dal francese di un’intervista rilasciata nel 1975 ai coniugi Bertin, giornalisti. Il libro, quaranta anni dopo, rivela ancora una sorprendente e meravigliosa attualità. Nel corso dell’intervista, realizzata nel corso di una settimana – l’opera è infatti suddivisa secondo una scansione settimanale – vengono toccati molti problemi che intercettano le grandi questioni che ogni uomo e ogni donna porta con sé, e che tanto ieri quanto oggi sono le medesime. Leggendo il libro, si entra così in una storia fatta di appassionata ricerca di Dio nel proprio vissuto quotidiano, un vissuto che nel caso del monaco Lafont è scandito dal suo lavoro di teologo, dalla preghiera, dal vivere all’interno di una comunità – la stupenda abbazia della Pierre-qui-Vire – nel

Oltre l'homo oeconomicus.

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B. Giovanola, Oltre l’ homo oeconomicus, Lineamenti di etica economica , Orthotes Editrice, Napoli 2012, pp. 158, € 15. Si discute molto sulla crisi e sulle soluzioni per uscirne, ma una grande confusione regna in materia. Con una scrittura agile e scorrevole, il libro di Benedetta Giovanola, filosofa dell’Università di Macerata, si inserisce in questo dibattito, tentando di avvicinare l’economia, che ha oggi raggiunto una pervasività senza precedenti, all’etica. Sulla scia delle riflessioni di Amartya Sen e di Martha Nussbaum, Giovanola critica il modello antropologico implicitamente sotteso alla teoria economica mainstream che ha prodotto l’attuale disastro economico-finanziario. Difende, pertanto, il diritto della filosofia a interrogare il pensiero economico per farne emergere eventuali elementi di criticità che potrebbero influenzare politiche errate: nata nell’alveo della filosofia morale (con Adam Smith), l’economia – in quanto pratica – attiene infatti all’ambit

Per una teologia della "chiesa in uscita".

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Francesco Giacchetta, Tra gli altri. “Chiesa in uscita”. Appunti teologici di un fedele laico , Cittadella Editrice, Assisi 2015, pp. 151, € 13,50. È un’interessante lettura della situazione ecclesiale l’ultima fatica editoriale di F. Giacchetta, professore di storia e filosofia al liceo scientifico G. Galilei di Macerata, nonché professore di Filosofia teoretica e di Teologia fondamentale all’Istituto Teologico Marchigiano, aggregato alla Pontificia Università Lateranense, laico e padre di famiglia. L’opera, impreziosita dalla presentazione di Giovanni Ferretti, prende avvio dalla meditazione di alcuni importanti passi dell’ Evangelii Gaudium per approfondire, attraverso tre successivi momenti, il paradigma della “Chiesa in uscita” tanto caro a papa Francesco. Il primo momento vede nell’umiltà la condizione imprescindibile di una “Chiesa in uscita” per essere “tra gli altri”. Essa, in primo luogo, permette di riscoprire il potente e necessario lavorio del dubbio in ordine

Sulla grazia.

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Giovanni Cesare Pagazzi, Questo è il mio corpo. La grazia del Signore Gesù , EDB, Bologna 2016, pp. 135, € 13. Con uno stile fruibile, che rifugge dai tecnicismi perlopiù relegati nelle abbondanti note, Pagazzi tenta di articolare quel difficile rapporto tra grazia e libertà che per la teologia attuale rimane ancora non del tutto chiaro. Seguendo una corrente possibile della teologia biblica della grazia, Pagazzi scorge nel potere di muoversi e nel senso pratico i primi doni dati da Dio all’uomo. In questo modo la grazia, in quanto dono di un potere che appartiene all’uomo, implica il suo effettivo e incarnato esercizio, non rimanendo qualcosa di “soprannaturale” e, dunque, di astratto. La grazia – ecco la felice e feconda intuizione di questo saggio – è qualcosa di vivibile e di visibile. Essa si trasforma, nel costante e graduale esercizio di tale dono, in un savoir-faire , in portamento e comportamento garbato, ag-graziato. Non è 148 Segnalibro infatti un caso che, in e