Fratello Dio.

 


È da qualche mese uscito un bel libro che celebra uno dei più noti teologi italiani, Pierangelo Sequeri, attualmente per volontà di papa Francesco Preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, per tanti anni professore alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di cui è stato anche Preside. In questo volume, che riprende nel titolo una delle canzoni del teologo milanese  – come è noto egli è stato ed è un compositore –, discepoli, colleghi e amici riprendono un aspetto della sua abbondante produzione teologica e sviluppano, delineando in sintesi l’originalità di una teologia made in Italy, meglio made in Milan. Il risultato è una serie di saggi che talvolta servono ad introdurre al pensiero di Sequeri talvolta entra
no in dialogo con esso e cercano di portare avanti il discorso. Sei sono le parti e quindi i focus che i curatori dell’opera, Dario Cornati ed Ezio Prato, aprono (coscienze credente e fenomenologia di Gesù, l’altro moderno, simbolico/artistico/musicale, dike e psiche, la chiesa di Gesù) quasi a delineare un itinerario che conduce e guida nella teologia sequeriana – il teologo non ha scritto moltissime opere di carattere sistematico, organico. L’opera si apprezza per diverse ragioni. In primo luogo la teologia ha bisogno di un pensiero, chiede un pensiero e, quindi, va praticata e “fatta” con cura oggi più che mai, dato il dilagare di teologi sui social o di teologi che scrivono blog. In secondo luogo ci possono essere percorsi che aprono alla teologia: l’estetica, la musica per rimanere nell’ambito della teologia sequeriana. In terzo luogo perché, essendo Sequeri uno dei più apprezzati teologi italiani nel mondo, è giusto confrontarsi con il suo pensiero per gustarne la bellezza e la forza.

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