La domenica della samaritana.
Nel
rito ambrosiano, per tradizione, la seconda domenica è la domenica della
samaritana e il brano biblico di riferimento, pertanto, è il bel capitolo di
Giovanni 4. In questo testo si narra della vicenda di una samaritana che viene
condotta da Gesù a riconoscere in lui il Messia atteso. Nel dialogo tra la
donna e Gesù c’è un particolare che può sfuggire. Infatti emerge chiaramente
che, pur avendo avuto cinque mariti, nessuno ha avuto in moglie veramente
questa samaritana «Le dice Gesù: “Hai detto bene: ‘Io non ho marito’. Infatti hai
avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito”» (Gv 4, 17). Questa donna – non si capisce
bene perché: il testo non permette di fare facili ipotesi! – vive un problema,
un dramma: nessuno l’ha amata mai veramente. Lei non si sente sposa di nessuno,
neppur del marito che pur ha in questo momento; vive una drammatica situazione
d’amore. Ella è ancora in ricerca del vero amore, di quell’amore capace di riempirgli
la vita, di renderla felice. A ben pensarci la sua situazione può essere simile
alla nostra: anche noi siamo in ricerca dell’amore, di quell’amore che di dà
tutto senza assoggettarci, senza renderci schiavi, di quell’amore libero e
liberante che fa vivere. La samaritana quel giorno al pozzo ha incontrato
questo tipo di amore. Il testo di Giovanni non lasci dubbi: «Molti Samaritani
di quella città cedettero in lui per la parola della donna» (Gv 4, 39). Quella donna ha, finalmente,
incontrato l’amore che riempie la sua vita tanto da dirlo a tutti, da
annunciarlo senza riserve ai suoi compaesani. In Gesù ha incontrato quell’amore
che rende liberi. Il suo amore, l’amore di Gesù, è d’altronde così: libero
perché gratuito, incondizionato e liberante perché non schiavizza imponendo di
credere in lui. La croce è la chiara manifestazione di tutto questo: forza di
un amore che si fa debole e, allo stesso tempo, debolezza – perché in-credibile! – di un amore che è forte, capace di attraversare la morte e risorgere.
Pubblicato su www.korazym.org
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