La mostruosità di Cristo


 È un libro sorprendente La mostruosità di Cristo, benché sia una lettura impegnativa e in alcuni punti – pochi per fortuna – per specialisti. L’opera, sebbene sia in tre parti e una parte è affidata al teologo John Milbank, porta la firma di Slavoj Žižek e rientra in quel filone della filosofia contemporanea di confronto con il pensiero cristiano. In questo stesso filone troviamo filosofi di un certo calibro come Badiou, Agamben, Cacciari, Jullien, Sloterdijk, tutti dichiaratamente atei, che non hanno preconcetti verso la teologia cristiana, anzi la leggano, la studiano e arrivano a mostrare nelle loro opere l’intelligenza racchiusa nel dogma cristiano. La mostruosità di Cristo, infatti, sorprende per questo motivo perché ci si aspetterebbe una critica forte e radicale al cristianesimo e invece ci troviamo di fronte ad una apologia, scritta da un ateo, come a dire che nella teologia cristiana, più che nel pensiero scientifico, ci sono ragioni per la filosofia, per filosofare. Se poi uno legge con attenzione l’opera, benché sia di diversi anni fa (2010), trova ragionevole il discorso di Žižek che, entrando con acribia e profondità nel pensiero cristiano, svela la ricchezza del logos in esso contenuto. Il filosofo a chiare lettere arriva a pronunciare il suo amore per la teologia perché in essa ci sono diversi motivi di interesse se si vuole salvare quella dea ragione illuminista occidentale ormai malata da tempo. Facendo così dice allo stesso tempo due cose: 1) occorre riandare alle radici del pensiero occidentale per superare l’empasse in cui esso si trova, 2) la cura per guarire l’Occidente sta nella ragione cristiana. Žižek, come detto, non è solo si trova in buona compagnia, ma se è un filosofo ateo, criticato da neopositivisti e dagli neoilluministi, a dire certe cose, forse la teologia non dovrebbe avere paura di leggere le sue opere per ritrovare slancio e vigore nell’esercizio del pensiero. È paradossale, infatti, che si possa trovare tanta buona teologia in Žižek e non in teologi di professione. Chiudo con una citazione che fa riflettere: «Non ci sono prove – e non potrebbe essercene alcuna – che Dio non esiste. Al posto delle prove, l’ateo è guidato soltanto dal desiderio che non ci sia nessun Dio. Questa, tuttavia, è la miglior prova che Dio esiste, poiché è soltanto di cose che esistono che si può desiderare che non esistano. L’ateismo è la miglior prova dell’esistenza di Dio».

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