"Professione" monaco?

Ghislain Lafont, Monaci e uomini nella Chiesa e nella società, Cittadella Editrice, Assisi 2016, pp. 239, € 16,90.
È una bella e piacevole lettura questo libro del noto monaco e teologo Ghislain Lafont. Si tratta della traduzione dal francese di un’intervista rilasciata nel 1975 ai coniugi Bertin, giornalisti. Il libro, quaranta anni dopo, rivela ancora una sorprendente e meravigliosa attualità. Nel corso dell’intervista, realizzata nel corso di una settimana – l’opera è infatti suddivisa secondo una scansione settimanale – vengono toccati molti problemi che intercettano le grandi questioni che ogni uomo e ogni donna porta con sé, e che tanto ieri quanto oggi sono le medesime. Leggendo il libro, si entra così in una storia fatta di appassionata ricerca di Dio nel proprio vissuto quotidiano, un vissuto che nel caso del monaco Lafont è scandito dal suo lavoro di teologo, dalla preghiera, dal vivere all’interno di una comunità – la stupenda abbazia della Pierre-qui-Vire – nella faticosa e meravigliosa avventura di inculturare il carisma benedettino nel proprio tempo. Nel complesso, emerge la figura di un uomo che non solo non ha risposte e soluzioni precofenzionate, ma che, accanto e insieme agli intervistatori, si fa domande, è in ricerca. Lafont mostra di essere un uomo singolare, in quanto monaco, ma allo stesso tempo uomo tra gli uomini. L’opera, pertanto, permette di assaporare e gustare stupende pagine di sapienza in cui la preghiera, lo studio della teologia, la lettura orante della Scrittura, la fraternità, la povertà, la libertà vissuta nell’obbedienza, il celibato si intrecciano, offrendo uno stupendo affresco non solo di reale vita monastica, ma anche di una vita umana effettivamente vissuta con le sue gioie e i suoi dolori. L’intervista, proprio perché si caratterizza come evento e, dunque, come un dialogo aperto, permette di far risuonare le proprie domande e, allo stesso tempo, dando a pensare, suscita il desiderio di confrontarsi con coloro che ne sono gli attori principali. Per questo motivo, infatti, dato lo stile agile, fruibile e godibile dell’opera, non basta una sola lettura in quanto dà origine ad un approfondimento che può e deve farsi ricerca personale. Il testo, per le sua affascinante attualità, come è stato in grado di recare frutti al tempo contrastato del post-Concilio e del post-1968, sul finire del pontificato di Paolo VI, all’epoca della sua pubblicazione originale in lingua francese, è anche capace di offrire oggi qualche beneficio per vivere il tempo presente: il tempo dell’Evangelii gaudium, della Laudato si’ e dell’Amoris laetitia, il tempo di un discernimento sempre aperto che sia docile alla permanente novità dello Spirito.
(recensione presente in "Munera. Rivista europea di cultura", 3/2016, Cittadella Editrice, Assisi 2016, pp. 139-140)

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