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Visualizzazione dei post da 2020

Ripartendo dalla bellezza. I cattolici e la politica.

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  Oggi, nell’attuale contesto economico e politico, si fa un gran discutere su ciò che si può o ciò che si deve fare per uscire dall’attuale crisi. Il rischio, però, che si va profilando sta nel fatto che, misconoscendo la sua radice fondamentalmente antropologica, l’attuale situazione si aggrovigli ancor di più, non riuscendo così a dipanare l’intricata matassa. Detto in altri termini, si può andare oltre questo aevum solo facendo leva su una visione dell’uomo. L’uomo è attratto da ciò che unisce più da ciò che divide. L’uomo anela, aspira alla bellezza. E’ questa l’intuizione che sta dietro l’appendice di Introduzione alla vita cristiana di un politico. Pagine della Sacra Scrittura per un amministratore del bene pubblico (Edizioni Segno, 6 euro). Essendo la nostra un’epoca in cui il ‘particolare’ chiede e rivendica spazio a discapito dell’ ‘universale’, occorre trovare un progetto per il quale tutti, credenti e non, possono impegnarsi. Questo progetto comune non può che essere il b

I paradossi del cattolicesimo borghese (7). La grande assente: la Parola di Dio.

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  Occorre porci con estrema lucidità e realismo un’altra domanda: come si può pretendere che la Parola dica qualcosa al gregge se non ha detto nulla al pastore del gregge? Molto spesso nelle liturgie domenicali, quando arriva il momento dell’omelia, si assiste ad uno sproloquio più o meno lungo dal punto di vista cronologico. Molti sacerdoti sono gli autori di questi infelici discorsi che donano al popolo di Dio grandissima frustrazione e confusione. Tali discorsi, più o meno biblici. più o meno moraleggianti, non sono affatto uno stimolo per una rinnovata testimonianza. Occorre prendere coscienza che se è vero che il dettato conciliare della Dei Verbum non ha prodotto il risultato sperato, è altrettanto vero che il vituperato Concilio di Trento imponeva ai vescovi di scegliere tra i sacerdoti uno che si dedicasse “anima e corpo”, esclusivamente, cioè, alla Sacra Scrittura. Non solo, quindi, il Vaticano II è stato disatteso, ma anche il Tridentino. Come può il popolo di Dio rinnovarsi

Natale: il mistero della forza nella debolezza.

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  Se c’è, forse, un aspetto del Natale, che più di ogni altro scandalizza, mette dubbi, insinua perplessità, da quando è avvenuto la prima volta ad oggi, è questo: Dio si è fatto carne. Detto in altri termini Egli si è manifestato a noi attraverso la fragilità di un corpo umano, la miseria di una vita umana, la piccolezza di una storia. Dopo duemila anni questo risulta essere qualcosa di inspiegabile. Perché per la nostra mentalità, se Dio si doveva manifestare, si doveva manifestare in modo da essere riconosciuto da tutti, in modo glorioso, maestoso. Eppure egli ha deciso di prendere forma nell’umile grembo di Maria e non di una straordinaria regina, ha deciso di prendere dimora nell’umile villaggio di Nazareth e non in un sontuoso palazzo della capitale dell’Impero, ha deciso di avere acconto a sé persone di basso rango e non di alto lignaggio. Dio ha agito così per mostrarci qualcosa che, da duemila anni a questa parte, facciamo fatica a comprendere: c’è una forza nella debolezza ch

I paradossi del cattolicesimo borghese (6). Aspettando qualcosa... non Qualcuno.

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  Capita che, di fronte a situazioni drammatiche, ci si attenda nuovi interventi, nuovi pronunciamenti, nuove parole, nuove azioni come se non fosse chiaro l’indirizzo o l’orientamento della Chiesa. In un periodo di crisi, come è quello che stiamo vivendo, si moltiplicano visioni, profezie nelle quali sembra imminente la fine. Tutto ciò avviene senza un oculato e attento discernimento né da parte dei sacerdoti né da parte dei laici. Da una parte, pertanto, ci si attende qualcosa di nuovo che faccia chiarezza – ciò che già c’è non sembra a molti chiaro -, dall’altra parte si attende una fine che, a ben guardare non sembra arrivare mai. Ciò che manca alle nostre comunità, alle nostre esistenze, tutte tese a vivere il presente come se fosse eterno, è l’attesa gioiosa e fiduciosa di Colui che guida la storia, del Veniente, del Signore. Presi dalla logica mondana del successo che tarda a mostrarsi nonostante i molti sforzi, i cattolici sono o desiderosi di una novità che, pur presente, non

I paradossi del cattolicesimo borghese (5). Le ragioni di una pastorale non efficace.

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  ·       Nelle nostre comunità si sprecano, con risultati non sempre positivi, energie e risorse per una pastorale che, sostanzialmente, è rimasta quella pre-conciliare: amministrare il cosiddetto sacramento della “Prima Comunione” e quella della Cresima. Siamo di fronte ad una pastorale che cerca di intercettare bambini e ragazzi, di trasmettere delle nozioni, delle idee come se Dio e l’incontro con Dio fosse una nozione da avere o un’idea da possedere. Dopo la Cresima? Anche dopo qualcosa viene tentato: percorsi di pastorale giovanile, di pastorale vocazionale, di pastorale familiare. Sotto queste classificazioni si nasconde, però, un vizio di fondo: la pastorale è una e non può essere settorializzata. Un’autentica pastorale sa prendersi cura della persona così come è, nella sua condizione di vita, nelle diverse stagioni della vita! Un’autentica pastorale non si specializza, non si settorializza ma a tutti dona l’occasione di incontrare il Signore. Una pastorale di questo tipo non s

I paradossi del cattolicesimo borghese (4). La mancanza di un'autorità nella Chiesa.

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  Anche nella Chiesa, dove si dovrebbe vivere da figli rivolti ad un Padre, si vive quella tendenza tipica della cultura contemporanea che ha liquidato i padri. E questo non solo perché i figli vogliono fare a meno dei padri, ma anche perché i padri non sanno essere tali. Occorre recuperare il senso dell’avere un’autorità, cioè qualcuno che sappia far crescere, far maturare il popolo di Dio. San Benedetto nella sua Regola scrive a proposito dell’abate che egli deve giovare più che comandare. Oggi molti, troppi comandano nella Chiesa, ma non giovano. L’autoritarismo è un vizio diffusissimo nella Chiesa. D’altronde come potrebbe essere possibile un nuovo modo di esercitare l’autorità se non ci sono esempi, modelli? E’ questo un campo tutto da esplorare! Il "successo” popolare di papa Francesco mette in risalto proprio questo: se c’è un leader , che con gesti autentici e parole forti, esprime vicinanza, prossimità, accoglienza, solidarietà, allora egli può permettersi di chiedere a t

I paradossi del cattolicesimo borghese (3). Il peso della storia e la difficile riforma della Chiesa.

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  La Chiesa attuale è così perché ha alle spalle una storia che pesa. Questa storia è perlopiù costituita da quel particolare e intricato rapporto che si è instaurato con lo Stato tanto che essere suddito o cittadino voleva dire essere cattolico e viceversa. Oggi, in un sistema di libertà religiosa e di pluralismo religioso, non è possibile l’equivalenza cattolico = cittadino. Mentre qualche secolo fa in uno Stato vi era una sola confessione cristiana o al massimo due, oggi vi possono essere più confessioni cristiane, più religioni, perfino chi non crede. Tutto questo pone dei grandi problemi alla trasmissione della fede. Essa, prima, era garantita da un sistema giuridico che la imponeva fin dalla nascita: non si sceglieva di essere cattolico, lo si era perché nascevi in quel determinato Stato. Nel giro di pochi secoli, quindi, si è passati, all’interno di uno Stato, dall’essere una maggioranza all’essere minoranza. Questo ha ripercussioni anche e soprattutto a livello ecclesiale perch

I paradossi del cattolicesimo borghese (2). Grazia e natura: una lezione non compresa!

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  Per un momento chiediamoci : «Che cosa è la grazia?». Senza fare il resoconto delle risposte che la chiesa, nel corso dei secoli, ha dato, possiamo definire la grazia, dal punto di vista antropologico, come il naturale desiderio di vedere Dio. Essendo questo, come ha sottolineato il grande teologo de Lubac ormai più di sessanta anni fa, un desiderio proprio di ogni uomo, un desiderio ,cioè, che è inscritto nella natura di ogni uomo, la grazia è data a tutti. Questa semplice affermazione ha una portata teologica straordinaria e per questo quando venne evidenziata dal noto gesuita francese attirò asprissime critiche. Per comprendere le implicazioni di questa definizione facciamo delle domande: «Perché, se la grazia è universale, alcuni sono cristiani e altri no? Perché, nella chiesa, dopo anni di discernimento, alcuni sono consacrati ministri e altri no? A cosa serve il discernimento vocazionale?». Il problema che sta dietro a queste domande sta nel fatto che noi pensiamo e agiamo “sec

I paradossi del cattolicesimo borghese (1): evviva l'etica .... ma non troppo!

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    In queste brevi riflessioni voglio evidenziare alcune storture dell’attuale modo di essere cattolici. Queste storture vengono qui chiamati paradossi, benché il senso etimologico della parola lo sconsiglierebbe, e sono tipiche di un cattolicesimo borghese, cioè di quel cattolicesimo praticato e vissuto nei Paesi che economicamente sono più avvantaggiati. L’individuazione di questi paradossi non vuole essere una critica, ma una presa di coscienza, un rendersi conto di ciò che svilisce o abbrutisce la testimonianza dei cattolici in quei Paesi. Ci si colloca, pertanto, dentro un punto di vista che è interno alla Chiesa, perché proviene dall’esperienza e dalla riflessione nella Chiesa e sulla Chiesa, ma che è allo stesso tempo esterno, facendo proprie le ragioni di coloro che, pur affascinati dal Vangelo, sono fuori dalla Chiesa. Il primo paradosso che vorrei affrontare lo vorrei intitolare così: " Evviva l’etica ma … non troppo!" .   I cattolici amano parlare dell’etica. Tutt

Approfondendo ‘Amoris laetitia’: per una spiritualità coniugale

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Uno dei capitoli più interessanti e significativi di tutta l’esortazione postsinodale ‘Amoris laetita’ è probabilmente il capitolo nono, l’ultimo capitolo dal titolo “Spiritualità coniugale e familiare”. Sembra strano ma, se è vero che la Chiesa in tanti anni della sua storia ha parlato della famiglia e del matrimonio, è altrettanto vero che la verità della famiglia e del matrimonio non è qualcosa di astratto. Ecco perché c’è bisogno di un’attenzione alla spiritualità, cioè ad un vissuto quotidiano fatto di fede, di speranza e carità. E in questo campo è davvero all’opera la fantasia dello Spirito perché, se esiste una spiritualità che deriva dal sacramento del matrimonio che è per ogni coppia lo stesso, ogni famiglia è diversa e, quindi, esistono molteplici e differenti modi di vivere la grazia ricevuta nel sacramento. “La spiritualità matrimoniale – scrive papa Francesco – è una spiritualità del vincolo abitato dall’amore divino (n. 315). Una comunione familiare vissuta bene è un ver

Approfondendo ‘Amoris laetitia’: il discernimento.

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  Papa Francesco, attraverso una lunga citazione tratta dalla ‘Summa Teologica’ di Tommaso d’Aquino, motiva la volontà di non ricorrere ad una nuova disciplina canonica, per coloro che si trovano in situazioni irregolari, perché “è meschino soffermarsi a considerare solo se l’agire di una persona risponda o meno ad una legge o ad una norma generale” (n. 304). La corrispondenza o meno ad una norma canonica non basta a discernere e ad assicurare una piena fedeltà a Dio nell’esistenza concreta di un essere umano. Ecco perché, nel caso di “coppie irregolari”, il pontefice, più che privilegiare la via canonica, ha preferito la via pastorale. Detto in altri termini, Francesco invita la Chiesa a fare discernimento. Non è Vangelo giudicare se la vita di una persona corrisponda a ciò che una legge esige, ma è Vangelo valutare la vita di una persona per comprendere “quali sono le stradi possibili di risposta a Dio e di crescita attraverso i limiti” (n. 305). Per il Papa, “ credendo che tutto sia

Approfondendo ‘Amoris laetitia’: l'amore.

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Con questo articolo vogliamo iniziare una serie di approfondimenti sull’esortazione post-sinodale di papa Francesco ‘Amoris laetitia’. Questa volta vogliamo soffermarci sul termine che è presente nel titolo stesso del documento e ne costituisce il filo rosso che lega i nove capitoli: l’amore. L’unica possibile via d’accesso, infatti, per parlare del matrimonio e della famiglia è l’amore. Non è un caso che il capitolo più lungo, dunque, il capitolo più importante di tutta l’esortazione sia il quarto capitolo dedicato all’amore nel matrimonio. Il papa, pertanto, con questa esortazione vuole farci capire che ciò di cui un uomo e una donna dovrebbero occuparsi, prima ancora del generare dei figli, è il legame che li unisce. Molto spesso – ed è Francesco a dirlo – si è posto l’accento sull’aspetto procreativo del matrimonio dimenticando che esso ci può essere solo se c’è l’aspetto unitivo. Detto in altri termini i figli sono una conseguenza, sono il segno dell’amore che lega un uo

Approfondendo ‘Amoris laetitia’ : l’autocritica.

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Leggendo ‘Amoris laetitia’ può sorprendere che il papa non si dedichi a denunciare con forza la mentalità relativistica ed edonistica che si riflette anche sulla famiglia. In realtà nel documento questa denuncia è presente. Nei vari numeri dell’esortazione il pontefice fa capire che non c’è un “clima” favorevole all’instaurarsi di un amore stabile e duraturo tra uomo e donna. Tuttavia Francesco sembra più interessato ad altro. Egli, infatti, vuol fare prendere coscienza alla chiesa tutta che un’eccessiva idealizzazione, “soprattutto quando non abbiamo risvegliato la fiducia nella grazia, non ha fatto sì che il matrimonio sia più desiderabile e attraente, ma tutto il contrario (n. 36)”. La catechesi, la predicazione e forse anche l’esempio di alcuni hanno generato, malgrado le buone intenzioni, un ideale teologico del matrimonio troppo astratto, quasi artificiosamente costruito, lontano dalla situazione concreta e dalla effettive possibilità delle famiglie così come esse son

Per una politica ecologica: introduzione alla Laudato sì (seconda parte).

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Proseguendo nella nostra lettura dell’enciclica, è soprattutto nel capitolo quinto che troviamo le affermazioni più impegnative a riguardo della politica. Qui, infatti, il Papa dedica un primo paragrafo al dialogo sull’ambiente nella politica internazionale e si sottolinea che “i vertici mondiali sull’ambiente degli ultimi anni non hanno risposto alle aspettative perché, per mancanza di decisione politica, non hanno aggiunto accordi ambientali globali realmente significativi” (n. 165). Per questo “abbiamo bisogno di un accordo sui regimi di governance per tutta la gamma dei cosiddetti beni comuni globali” (n. 174) e diventa “indispensabile lo sviluppo di istituzioni internazionali più forti ed efficacemente organizzate, con autorità designate in maniera imparziale mediante accordi tra governi nazionali e dotate di potere di sanzionare” (n. 175). Sempre nell’ambito del quinto capitolo, il quarto paragrafo ha un’importanza straordinaria tanto che ogni numero dell’enciclica ha

Per una politica ecologica: introduzione alla Laudato sì (prima parte).

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Uno dei criteri per comprendere e gustare pienamente l’enciclica Laudato si’ è prendere uno dei tanti temi che vengono affrontati e notare come, nel corso della stessa enciclica, vengano sviluppati perché ci sono temi “che non vengono mai chiusi o abbandonati, ma anzi costantemente ripresi e arricchiti”, come lo stesso papa Francesco afferma al n. 16. Uno dei temi sviluppati è la politica alla quale il Pontefice dedica una serie di numeri all’interno dei vari capitoli. In altri termini leggendo l’enciclica ci chiediamo: quale politica secondo la Laudato si’? Un prima risposta si trova al n. 49: “non si ha chiara consapevolezza dei problemi che colpiscono particolarmente gli esclusi. Oggi sono menzionati nei dibattiti politici ed economici internazionali, ma per lo più sembra che i loro problemi si pongano come un’appendice”. Successivamente nel paragrafo VI del primo capitolo Il Papa sottolinea come non disponiamo ancora di una cultura necessaria per affrontare la crisi ecolo

Il mistero dell'Ascensione.

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« Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose ( Ef 4,10)». La festa dell’Ascensione è davvero particolare. In fondo, se ci pensiamo bene, celebriamo una scomparsa. Il Risorto, così ci dice l’opera lucana (Vangelo e Atti), dopo essere apparso agli apostoli, per un tempo di quaranta giorni, termina la sua presenza in mezzo agli uomini ascendendo. Egli, dunque, ritorna al Padre. Ma questo ritorno è gravido di conseguenze perché Gesù porta con sé quell’umanità che aveva assunto incarnandosi. Il Risorto scompare ma non è una scomparsa qualunque perché intacca profondamente l’essere di Dio. L’umano e tutto ciò che esso implica, sia nella forma dello splendore sia nella forma della fragilità più estrema, è accolto in Dio e da allora e per sempre è in Dio. In altri termini si potrebbe dire che Dio sente, respira, vive, palpita come un uomo e, per questo, è una scomparsa che esalta la nostra umanità, rendendola degna di Dio a

Per una teologia del gioco

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La ricerca prende le mosse, dal punto di vista metodologico, dall’idea elaborata da P aul Ricoeur a riguardo di un pensiero a partire dai simboli, e tenta di applicare questo metodo al tema del gioco per farne una “categoria” utilizzabile in ambito teologico. Come è noto, il filosofo francese scandisce nel celebre saggio Ermeneutica dei simboli e riflessione filosofica , la sua idea, tracciando tre possibili tappe. La prima tappa è fenomenologica, cioè in questa prima fase si cerca di comprendere il simbolo attraverso il simbolo. La seconda tappa è ermeneutica, di interpretazione dei testi che contengono quel simbolo. L’ultima tappa è quella di un’elaborazione di un pensiero a partire dal simbolo. Nel primo capitolo si tent a di onorare la prima tappa delineata da Ricoeur e, quindi, verrà indagato il fenomeno ludico con l’intento di capire cosa esso sia, giovandosi dell’apporto di diverse discipline, e, successivamente, si procederà a mettere in luce la plurivalente simbolica

Gaudete et exsultate: un’esortazione sulla santità.

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Il ricco e variegato magistero di papa Francesco ‒ fatto, come è noto, più di gesti che di parole ‒ si è arricchito recentemente di un nuovo documento. Apparentemente non c’era un’occasione per un’esortazione. L’ Evangelii gaudium , l’ Amoris laetitia sono documenti (anche essi esortazioni) scaturiti da una riflessione sinodale, lunga e travagliata. Gaudete et exsultate è, invece, una ‘semplice’ esortazione, non nata da una vera e propria necessità. Eppure il tema è di estrema attualità. La santità non è questione di un tempo nella storia, è, invece, come tutto l’intero primo capitolo fa comprendere, nell’oggi della nostra vita quotidiana che si gioca la salvezza donataci da Cristo. Il Papa pone la sua attenzione non tanto sui gesti di quelli che la Chiesa ha proclamato già santi, che pur vengono citati e additati come modelli, ma su quei gesti semplici, feriali che dicono la presenza nel mondo di un popolo santo. E’ la ‘santità della porta accanto’ che papa Francesco vuol far emerger

Gaudete et exsultate: la lotta contro il male.

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Forse uno dei capitoli che potrà far storcere il naso a diversi è l’ultimo. Il testo, infatti, dell’esortazione non presenta particolari punti oscuri: è chiaro e lineare.  Dopo un capitolo (il terzo) in cui il Papa mette in evidenza alcune caratteristiche della santità, facendo leva sulle Beatitudini, e dopo un capitolo (il quarto) in cui offre un affresco della santità nel mondo attuale, Gaudete et exsultate parla della lotta contro il male.  Il pontefice intende chiarire fin da subito che il male non esiste in astratto: esiste il maligno che opera nel mondo e non è un mito. La stessa preghiera del ‘Padre nostro’, tradotta in maniera più accurata, lo dichiara: ‘liberaci dal maligno’! Ecco perché occorre vigilanza e discernimento. Sembra quasi che papa Francesco, ritornando più volte ‒ non solo nel testo dell’esortazione! ‒ su questo tema, voglia sottolineare una mancanza nella Chiesa di oggi: c’è un deficit di discernimento, di cui dobbiamo prendere coscienza tutti, laici e non. E qu