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I personaggi del racconto della Passione (2). Le donne.

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  Un altro personaggio che è presente nel racconto della Passione di Gesù è costituito dal gruppo delle donne, tra le quali spiccano Maria, la madre di Gesù stesso, e Maria di Magdala. Queste donne – lo sappiamo dai Vangeli – hanno accompagnato Gesù nel suo itinerario verso Gerusalemme, lo hanno assistito e lo hanno servito, dimostrando una straordinaria cura nei suoi confronti. Questo gruppo, sempre presente seppur nell’ombra, a differenza di tutti gli altri personaggi della Passione, rimane coeso, certo scioccato dagli eventi che portano alla morte il Nazareno, ma non per questo si tira indietro. Sotto alla croce, a vedere Gesù spogliato, deriso, sanguinante e inchiodato sulla croce, ci sono loro: queste donne non lo abbandonano. Inoltre una volta morto, depongono Gesù nella tomba di Giuseppe di Arimatea. Mentre gli apostoli impauriti, spaventati, rimango chiusi, non vogliono avere contatti con l’esterno, e il mattino della Risurrezione, all’alba vanno al sepolcro per completare i r

I personaggi del racconto della Passione (1). La folla.

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  Come dovrebbe essere noto, la storia della redazione dei Vangeli ci ha fatto comprendere, ormai da diversi decenni, come il racconto della Passione di Gesù sia stato scritto per primo e il resto è una sorta di più o meno lunga introduzione, a seconda del Vangelo che possiamo prendere come riferimento. Tuttavia nel racconto della Passione compiano alcuni personaggi, singoli o gruppi, che di fronte a Gesù hanno un atteggiamento che fa riflettere, che dice qualcosa anche oggi. Uno di questi personaggi è per esempio la folla. I Vangeli ci dicono che la folla ha accompagnato Gesù nel suo itinerario e dalla folla, indistinta, anonima, amorfa, sono emerse figure di rara bellezza: l’emorroissa. La folla tenta, dopo l’episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci, di fare re Gesù. Si può dire che essa agisce nel Vangelo come un unico personaggio. Ecco essa accompagna Gesù anche negli ultimi giorni della sua vita. Dapprima all’arrivo a Gerusalemme osanna il Nazareno, venerandolo come Mes

Francesco: 10 anni di pontificato posson bastare?

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  Sono ormai dieci anni da quando Francesco è salito al soglio pontificio. Possiamo tentare di fare un timido e, pertanto, parziale bilancio di questi dieci anni. Attorno a tre nuclei possiamo raccogliere il significato e l’importanza di questo pontificato. Lo stile. Se c’è una novità da quando Francesco è papa, questa è costituita dallo stile comunicativo, espressivo. Bergoglio usa uno stile semplice, incentrato sul registro degli affetti. La sua forza sta nel mostrarsi per così come è, per non fingere, per non indossare un maschera, anche quando si tratta di piangere, come è accaduto più volte in questi anni. Francesco è un papa che si commuove e commuove. Per questo si fa comprendere da tutti. Egli comunica in modo semplice, spesso spontaneo, distaccandosi dai testi scritti e andando a braccio. In particolare colpisce le sue parole di buon senso, non accademiche, lontane da raffinati “teologismi”. I poveri . Con il pontificato di Francesco l’opzione preferenziale per i poveri è

La teologia del matrimonio di Walter Kasper tra luci e ombre.

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  L’Autore, come fa intendere il titolo della sua opera, vuole offrire una prospettiva teologica del matrimonio cristiano. Tuttavia, quella espressa in queste pagine è la prospettiva cattolica. Nel libro si accenna a Lutero e alla tradizione orientale ma, se si entra in un pur timido dialogo – in particolare con la tradizione luterana ‒, è per evidenziare la differenza che intercorre tra il punto di vista cattolico e quella luterano, permettendo così di mettere in luce la concezione di sacramento in merito al matrimonio espressa nel concilio di Trento. In secondo luogo l’Autore, a più riprese, nella prima parte, sottolinea come il sacramento del matrimonio sia tra i sacramenti quello che congiunge ordine della creazione e ordine della salvezza/redenzione. Tuttavia, questa congiunzione, forse anche a motivo del taglio giuridico-pastorale che caratterizza la seconda parte del libro, appare abbozzata ma non pienamente articolata. Dalla lettura complessiva dell’opera, infatti, si ha l’im

La liturgia è teologia: breve ritratto di Odo Casel.

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Nel dibattito, sempre aperto in Italia dal prof. Andrea Grillo sul suo blog, recentemente ripeso dopo la pubblicazione di Desiderio Desideravi , vorrei presentare la figura che più di ogni altro ha capito qualcosa della liturgia.  Johann Hermann Casel nacque nel 1886 a Coblenza. Nel 1905, mutando il nome di battesimo in quello di Odo, iniziò il suo noviziato presso l’abbazia benedettina di Maria Laach, nella Renania Palatinato. Grazie all’opera dell’abate Ildenfons Hewegen (1874-1946), che aderì al movimento liturgico promosso dai benedettini di Mont-Cèsar, a Lovanio, in Belgio, e intrattenne proficue relazioni con intellettuali di un certo spessore come Max Scheler e Romano Guardini, il monastero poté diventare uno dei maggiori centri culturali e motore del rinnovamento liturgico in terra tedesca. Dunque, è in questo clima di fermento intellettuale e di restaurazione dell’antica tradizione monastica benedettina che va collocata l’opera di Casel. Feconda è stata la relazione tra il mon

Il gioco della Trinità

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    Il Dio dei cristiani è un Dio uno e trino e il gioco non può essere prerogativa esclusiva di una delle tre Persone divine. Infatti a motivo di un’eguaglianza nella natura divina, si può affermare che tanto il Padre quanto il Figlio e lo Spirito Santo giocano. La possibilità, pertanto, di delineare una Trinitas ludens appare conforme all’attuale tentativo della teologia di disincagliarsi dalle secche dell’onto-teologia. Infatti facendo leva sulla concezione di Dio come amore e non di Dio come essere, è possibile mettere in luce quel darsi, centrale come abbiamo visto nella speculazione hemmerliana, che rappresenta l’ incipit di un’originale rilettura della teologia trinitaria in epoca contemporanea. «Se si parte dalla realtà della communio e si designa il Dio trinitario come “evento interpersonale d’amore”, come “amore che accade”, allora non vi è un prius logico od ontologico di Persona/Persone o sostanza, poiché l’amore divino non è qualcosa che sta “prima” del gioco mutuo del

Praedicate evangelium: vera o falsa riforma?

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Il 19 marzo è stata pubblicata la Costituzione apostolica Praedicate evangelium che entrerà in vigore il 5 giugno prossimo. Ci si può chiedere già fin da ora: è una vera o è una falsa riforma? Anche perché per venire alla luce ci sono voluti ben nove anni e, quindi, la gestazione è stata davvero lunga e molto probabilmente il processo redazionale ha subito in questo periodo battute d’arresto. Tuttavia alcune novità ci sono come da più parti è stato notato. Il primo elemento nuovo è la razionalizzazione dei diversi dicasteri vaticani. Il documento in questo è sorprendente: stabilisce in modo preciso chi fa cosa, senza accavallamenti, senza sovrapposizioni. Quindi viene meno quella moltiplicazione dei dicasteri che sotto altri pontefici – non si può negare – c’è stata. Ciò ha due conseguenze di rilievo : ci sarà sicuramente un risparmio economico e ci saranno anche meno cardinali in Vaticano quando la riforma sarà implementata. Infatti a capo di ogni dicastero si era soliti mettere