I personaggi del racconto della Passione (1). La folla.
Come
dovrebbe essere noto, la storia della redazione dei Vangeli ci ha fatto
comprendere, ormai da diversi decenni, come il racconto della Passione di Gesù
sia stato scritto per primo e il resto è una sorta di più o meno lunga
introduzione, a seconda del Vangelo che possiamo prendere come riferimento.
Tuttavia nel racconto della Passione compiano alcuni personaggi, singoli o
gruppi, che di fronte a Gesù hanno un atteggiamento che fa riflettere, che dice
qualcosa anche oggi. Uno di questi personaggi è per esempio la folla. I Vangeli
ci dicono che la folla ha accompagnato Gesù nel suo itinerario e dalla folla,
indistinta, anonima, amorfa, sono emerse figure di rara bellezza: l’emorroissa.
La folla tenta, dopo l’episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci, di
fare re Gesù. Si può dire che essa agisce nel Vangelo come un unico
personaggio. Ecco essa accompagna Gesù anche negli ultimi giorni della sua
vita. Dapprima all’arrivo a Gerusalemme osanna il Nazareno, venerandolo come
Messia, seppure – il testo dei Vangeli lo sottolineano - cavalca un asino e non
un cavallo. Probabilmente si aspetta da Gesù la liberazione, tanto desiderata,
desidera un nuovo capo politico. Nell’arco di pochissimi giorni, però, la folla
cambia atteggiamento: essa, aizzata da capi religiosi, urla di crocifiggere
Gesù. Questa semplice pennellata è sufficiente – e il Vangelo ce lo fa capire –
per mettere in guardia ogni cristiano dalle folle. Gesù stesso non cerca il
consenso, non lo usa per avere uno scudo di protezione perché in fondo sa che
il suo messaggio non sarà profondamente compreso. Nella folla le ambiguità si
condensano: da un lato in mezzo ad essa c’è chi è alla ricerca sincera di una
Parola che salva, dall’altro in essa c’è chi aspetta, desidera, vuole un
rovesciamento del potere, qualcuno, magari un po’ migliore dell’attuale
politico, che riempia le pance, qualcuno che liberi un popolo da un’oppressione
per poi, come il popolo d’Israele affrancato dalla schiavitù, rimpiangere le cipolle d’Egitto. Gesù conosce
queste ambiguità e non ricerca il consenso della folla, anche quando questo lo
avrebbe potuto salvare da morte e così ci invita, in ogni epoca, a non fare
affidamento sulle folle. I grandi numeri non servono al cristianesimo che non
deve essere una religione del consenso, ma una religione che interroga e
inquieta le coscienze per ascoltare il grido del povero, per vedere le
ingiustizie che vengono commesse, per offrire una luce nelle tenebre.
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