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Approfondendo ‘Amoris laetitia’: l'amore.

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Con questo articolo vogliamo iniziare una serie di approfondimenti sull’esortazione post-sinodale di papa Francesco ‘Amoris laetitia’. Questa volta vogliamo soffermarci sul termine che è presente nel titolo stesso del documento e ne costituisce il filo rosso che lega i nove capitoli: l’amore. L’unica possibile via d’accesso, infatti, per parlare del matrimonio e della famiglia è l’amore. Non è un caso che il capitolo più lungo, dunque, il capitolo più importante di tutta l’esortazione sia il quarto capitolo dedicato all’amore nel matrimonio. Il papa, pertanto, con questa esortazione vuole farci capire che ciò di cui un uomo e una donna dovrebbero occuparsi, prima ancora del generare dei figli, è il legame che li unisce. Molto spesso – ed è Francesco a dirlo – si è posto l’accento sull’aspetto procreativo del matrimonio dimenticando che esso ci può essere solo se c’è l’aspetto unitivo. Detto in altri termini i figli sono una conseguenza, sono il segno dell’amore che lega un uo

Approfondendo ‘Amoris laetitia’ : l’autocritica.

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Leggendo ‘Amoris laetitia’ può sorprendere che il papa non si dedichi a denunciare con forza la mentalità relativistica ed edonistica che si riflette anche sulla famiglia. In realtà nel documento questa denuncia è presente. Nei vari numeri dell’esortazione il pontefice fa capire che non c’è un “clima” favorevole all’instaurarsi di un amore stabile e duraturo tra uomo e donna. Tuttavia Francesco sembra più interessato ad altro. Egli, infatti, vuol fare prendere coscienza alla chiesa tutta che un’eccessiva idealizzazione, “soprattutto quando non abbiamo risvegliato la fiducia nella grazia, non ha fatto sì che il matrimonio sia più desiderabile e attraente, ma tutto il contrario (n. 36)”. La catechesi, la predicazione e forse anche l’esempio di alcuni hanno generato, malgrado le buone intenzioni, un ideale teologico del matrimonio troppo astratto, quasi artificiosamente costruito, lontano dalla situazione concreta e dalla effettive possibilità delle famiglie così come esse son

Per una politica ecologica: introduzione alla Laudato sì (seconda parte).

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Proseguendo nella nostra lettura dell’enciclica, è soprattutto nel capitolo quinto che troviamo le affermazioni più impegnative a riguardo della politica. Qui, infatti, il Papa dedica un primo paragrafo al dialogo sull’ambiente nella politica internazionale e si sottolinea che “i vertici mondiali sull’ambiente degli ultimi anni non hanno risposto alle aspettative perché, per mancanza di decisione politica, non hanno aggiunto accordi ambientali globali realmente significativi” (n. 165). Per questo “abbiamo bisogno di un accordo sui regimi di governance per tutta la gamma dei cosiddetti beni comuni globali” (n. 174) e diventa “indispensabile lo sviluppo di istituzioni internazionali più forti ed efficacemente organizzate, con autorità designate in maniera imparziale mediante accordi tra governi nazionali e dotate di potere di sanzionare” (n. 175). Sempre nell’ambito del quinto capitolo, il quarto paragrafo ha un’importanza straordinaria tanto che ogni numero dell’enciclica ha

Per una politica ecologica: introduzione alla Laudato sì (prima parte).

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Uno dei criteri per comprendere e gustare pienamente l’enciclica Laudato si’ è prendere uno dei tanti temi che vengono affrontati e notare come, nel corso della stessa enciclica, vengano sviluppati perché ci sono temi “che non vengono mai chiusi o abbandonati, ma anzi costantemente ripresi e arricchiti”, come lo stesso papa Francesco afferma al n. 16. Uno dei temi sviluppati è la politica alla quale il Pontefice dedica una serie di numeri all’interno dei vari capitoli. In altri termini leggendo l’enciclica ci chiediamo: quale politica secondo la Laudato si’? Un prima risposta si trova al n. 49: “non si ha chiara consapevolezza dei problemi che colpiscono particolarmente gli esclusi. Oggi sono menzionati nei dibattiti politici ed economici internazionali, ma per lo più sembra che i loro problemi si pongano come un’appendice”. Successivamente nel paragrafo VI del primo capitolo Il Papa sottolinea come non disponiamo ancora di una cultura necessaria per affrontare la crisi ecolo

Il mistero dell'Ascensione.

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« Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose ( Ef 4,10)». La festa dell’Ascensione è davvero particolare. In fondo, se ci pensiamo bene, celebriamo una scomparsa. Il Risorto, così ci dice l’opera lucana (Vangelo e Atti), dopo essere apparso agli apostoli, per un tempo di quaranta giorni, termina la sua presenza in mezzo agli uomini ascendendo. Egli, dunque, ritorna al Padre. Ma questo ritorno è gravido di conseguenze perché Gesù porta con sé quell’umanità che aveva assunto incarnandosi. Il Risorto scompare ma non è una scomparsa qualunque perché intacca profondamente l’essere di Dio. L’umano e tutto ciò che esso implica, sia nella forma dello splendore sia nella forma della fragilità più estrema, è accolto in Dio e da allora e per sempre è in Dio. In altri termini si potrebbe dire che Dio sente, respira, vive, palpita come un uomo e, per questo, è una scomparsa che esalta la nostra umanità, rendendola degna di Dio a

Per una teologia del gioco

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La ricerca prende le mosse, dal punto di vista metodologico, dall’idea elaborata da P aul Ricoeur a riguardo di un pensiero a partire dai simboli, e tenta di applicare questo metodo al tema del gioco per farne una “categoria” utilizzabile in ambito teologico. Come è noto, il filosofo francese scandisce nel celebre saggio Ermeneutica dei simboli e riflessione filosofica , la sua idea, tracciando tre possibili tappe. La prima tappa è fenomenologica, cioè in questa prima fase si cerca di comprendere il simbolo attraverso il simbolo. La seconda tappa è ermeneutica, di interpretazione dei testi che contengono quel simbolo. L’ultima tappa è quella di un’elaborazione di un pensiero a partire dal simbolo. Nel primo capitolo si tent a di onorare la prima tappa delineata da Ricoeur e, quindi, verrà indagato il fenomeno ludico con l’intento di capire cosa esso sia, giovandosi dell’apporto di diverse discipline, e, successivamente, si procederà a mettere in luce la plurivalente simbolica

Gaudete et exsultate: un’esortazione sulla santità.

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Il ricco e variegato magistero di papa Francesco ‒ fatto, come è noto, più di gesti che di parole ‒ si è arricchito recentemente di un nuovo documento. Apparentemente non c’era un’occasione per un’esortazione. L’ Evangelii gaudium , l’ Amoris laetitia sono documenti (anche essi esortazioni) scaturiti da una riflessione sinodale, lunga e travagliata. Gaudete et exsultate è, invece, una ‘semplice’ esortazione, non nata da una vera e propria necessità. Eppure il tema è di estrema attualità. La santità non è questione di un tempo nella storia, è, invece, come tutto l’intero primo capitolo fa comprendere, nell’oggi della nostra vita quotidiana che si gioca la salvezza donataci da Cristo. Il Papa pone la sua attenzione non tanto sui gesti di quelli che la Chiesa ha proclamato già santi, che pur vengono citati e additati come modelli, ma su quei gesti semplici, feriali che dicono la presenza nel mondo di un popolo santo. E’ la ‘santità della porta accanto’ che papa Francesco vuol far emerger