Sul Sinodo. Metacritica di un processo (2).

 

      4)     Ed ora?

Ora la patata – bollente o meno non è possibile dirlo – è nella mani dei padri (e madri) sinodali del prossimo Sinodo di ottobre 2023 e 2024. C’è da sperare che davvero finalmente si imbocchi la strada giusta e lasciandosi guidare dall’ascolto nello Spirito con tutta franchezza si arrivi ad immaginare una Chiesa più partecipativa, più in comunione, più in missione. Il “più” non vuol dire una quantità maggiore, ma semmai una qualità diversa. I padri (e madri) sinodali sono chiamati a svolgere un esercizio di immaginazione, non pesando, come è stato fatto fino ad ora, dentro gli schemi, ma fuori dagli schemi. L’ Instrumentum Laboris lo lascia intendere con le sue schede e le sue domande. Immaginare una Chiesa rinnovata non è cosa semplice e non è cosa da poco, però, se è vero che la Chiesa o è sinodale o non è, il compito è urgente, impellente, non si deve perdere altro tempo. Ho personalmente letto con simpatia la lettera pastorale dell’arcivescovo di Torino, Roberto Repole, che invita la sua Chiesa a non vivacchiare e vuole mettere in atto dei cambiamenti che tengono conto dell’andamento ecclesiale. Sono dei cambiamenti importanti anche perché danno molto spazio ai laici. Questo esempio mostra che immaginare la Chiesa del futuro, benché non sia facile, è possibile. C’è da sperare che i vescovi al Sinodo facciano esercizi di immaginazione cum e sub Petro senza paura.

5)     Un esercizio di immaginazione

Proviamo allora a fare un esercizio di immaginazione rimanendo sul tema. Ci sono organi nella Chiesa, sia a livello basso (parrocchia) sia a livello alto (diocesano e nazionale), che possono essere trasformati in senso sinodale. Mi riferisco a tutti quei consigli attivati dopo il Concilio Vaticano II che non hanno funzionato o hanno esaurito la loro funzione, dato l’attuale contesto di forte cambiamento, e che andrebbero trasformati in senso sinodale: i Consigli pastorale parrocchiale, i Consigli per gli affari economici, i Consigli presbiterali, i Consigli pastorali diocesani, i Consigli episcopali. Che bello sarebbe se finalmente in ogni parrocchia più che avere due consigli ci fosse un sinodo che con la presenza del parroco e sotto la sua presidenza prende le decisioni per la comunità! Che bello sarebbe se finalmente a livello diocesano più che avere due consigli ci fosse un unico sinodo che con la presenza del vescovo e sotto la sua presidenza prende le decisioni per la diocesi! Che bello, infine, sarebbe, se finalmente il Consiglio episcopale fosse trasformato in sinodo permanente, permettendo la partecipazione di consacrate e consacrati, di laici, di diaconi permanenti. Ovviamente tale sinodo si riunirebbe con la presenza di vescovi ad uno dei quali verrebbe affidato la presidenza. Se così avvenisse, finalmente si inizierebbe a superare quella spaccatura tra clero e laicato e la corresponsabilità, altra parola tanto usata, diventerebbe effettiva.

6)     Tenere accesa il lucignolo dalla fiamma smorta

Lo Spirito è libero, non può essere ingabbiato o instradato. Nessuno, neanche il Papa, può dire di avere il monopolio. Egli soffia dove e come vuole. Il Sinodo potrà essere un successo come un insuccesso, lo vedremo tra qualche anno. Ma occorre tenere accesa quella lampada che chiede un cambiamento nella Chiesa. Se così non fosse, come ebbe a dire un teologo come De Lubac per il quale è stato aperto il processo di canonizzazione, avremo sofferto per amore della Chiesa e il Signore ne terrà conto.  

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