La Quaresima e le tentazioni
«Subito
dopo lo Spirito Santo lo sospinse nel deserto e lì vi rimase per quaranta giorni» (Mc 1,12)
Il periodo liturgico della Quaresima, ogni anno,
inizia con la pagina del Vangelo in cui si narra delle tentazioni di Gesù.
Tuttavia, se siamo onesti, possiamo notare una cosa sorprendente: non è Gesù
che liberamente si sottopone a questa prova, ma è lo Spirito che, come dice il
testo lo sospinge o meglio lo costringe, stando al verbo greco usato nel testo
originario, nel deserto. In altri termini è lo Spirito a muovere Gesù nel
deserto per i “suoi” quaranta giorni. Gesù rispetto all’azione esercitata su di
lui dallo Spirito è inerte, passivo; Egli si lascia guidare, si consegna
all’Amore che unisce Figlio e Padre in un vincolo indissolubile. Perché? Egli
si fa accompagnare in un luogo, il deserto, dove il popolo d’Israele, nei
quaranta anni del suo interminabile pellegrinaggio, ha imparato, è diventato a
poco a poco il popolo di Dio, il popolo che si fa condurre da Dio, fidandosi di
lui. Per arrivare a fidarsi di Dio Israele ha impiegato del tempo e così è per
ognuno di noi. L’uomo, ogni uomo, è tentato e ha bisogno di tempo per scoprire
in primo luogo cosa/chi lo tenta e, poi, vincere la tentazioni. Lo Spirito che
abita nel cuore dell’uomo lo sa e, per questo, spinge Gesù, in un atto di
solidarietà, anche controvoglia come lascia intendere il testo, nel deserto. Qui egli deve imparare la
grammatica dell’umano per essere capace di parlare al cuore dell’uomo, per
essere la Parola capace di parlare a tutti, di intercettare i desideri più
profondi degli uomini, guidandoli a salvezza. La Chiesa, nella sua sapienza,
non fa altro che donarci un tempo che non è suo, è un dono che le è stato consegnato
e, dunque, deve essere tramandato, un tempo in cui riandare all’essenziale
della nostra umanità per portare frutto, per porci in verità davanti a Dio e
davanti ai fratelli e comprendere cosa/chi ci tenta.
Pubblicato su www.korazym.org.
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