Pavel Evdokimov: breve ritratto di un teologo russo.
Per cattolici e protestanti l’accesso e la comprensione della teologia
ortodossa è stato mediato, nel Secondo Dopoguerra, dalle opere di Pavel
Evdokimov (1900-1970). Dopo gli studi, egli si dedicò, dopo essersi trasferito
da San Pietroburgo a Instabul, ad una vasta opera sociale in particolar modo a
favore degli immigrati, poveri e socialmente emarginati. Trasferitosi in
Francia, partecipò alla resistenza antinazista prima di dedicarsi totalmente
alla ricerca teologica, dietro consigli di intellettuali del calibro di
Dostoevskij e Gogol. La produzione teologica è vastissima, ma occorre sottolineare come egli, a
motivo del suo lavoro sociale, abbia sviluppato una teologia dell’amore di Dio
di stampo “kenotico”, cioè di un amore che si abbassa, anzi si svuota secondo
l’affermazione di Fil 2,7, e si sia dedicato allo studio della rilevanza
sociale nel pensiero dei Padri della Chiesa e della tradizione monastica.
Evdokimov interpreta la realtà in chiave sacramentale, come presenza di Dio che
chiede di essere accolta e percepita. L’universo parla di Dio se letto in
chiave escatologica. Infatti esso non è l’immagine sfocata della nuova
creazione, ma è la materia con la quale e per mezzo della quale Dio la
plasmerà. Una simile lettura ben si accorda con una concezione “cosmica” dei
sacramenti. In essi avviene già quello che accadrà “alla fine dei tempi”. Come
il pane e il vino, nell’Eucaristia, si trasformano per diventare corpo e sangue
di Gesù, così il cosmo, l’universo sarà trasfigurato nell’“ultimo giorno”. Interessante l’interpretazione che il teologo russo offre della vita
cristiana, presente in un libretto di recente pubblicazione presso la
Cittadella Editrice. Per Evdokimov la vita cristiana è monachesimo
interiorizzato, cioè tradotto nella quotidianità e riletto nel contesto della
società moderna. In tal modo, per esempio, le pratiche ascetiche possono essere
viste e interpretate come contestazione delle abitudini consumistiche.
Pubblicato su www.korazym.org.