Per una teologia dell’unità: breve ritratto di Hans Küng

Fra i teologi più discussi negli ultimi decenni vi è Hans Küng, tuttora vivente. Nato del 1928, egli si forma all’Università Gregoriana e si addottora a Parigi, all’Institut Catholique. La sua dissertazione riguarda uno dei nuclei della controversia confessionale occidentale: la giustificazione. La sua opera è, per quegli anni, davvero originale e trova un forte sostenitore in Balthasar. Küng in La giustificazione del 1957 mostra come tra la l’interpretazione di Karl Barth a riguardo di questo tema e la dottrina formulata dal Concilio di Trento non ci sarebbe un’opposizione: protestantesimo e cattolicesimo, pur parlando lingue teologiche diverse, nella sostanza non sarebbe incompatibile. Barth stesso, in una lettera autografa, si dichiara interpretato correttamente dal giovane Küng, anche se la sua tesi fa molto discutere. Ottenuta assai precocemente una cattedra presso la Facoltà di teologia di Tubinga, il teologo svizzero pubblica una serie di opere a carattere ecclesiologico. In Strutture della chiesa e Concilio e riunificazione del 1960 propone, a partire da una visione biblica di chiesa, un programma di riforma. In La chiesa del 1967 afferma che l’evoluzione, la storia dovrebbe essere sempre secondo l’evangelo, mai contro l’evangelo e sostiene l’idea di una visione carismatica della chiesa. 
Nel 1970 con Infallibile? Una domanda arriva a sostenere come l’infallibilità puntuale dei papi e dei concili vada abbandonata a favore di una continua permanenza nella verità cristiana, che resta nonostante i possibili errori delle singole formulazioni. A partire da quest’opera nasce una violenta polemica. Teologi non del tutto ostili, come Karl Rahner, reagiscono criticamente. Viene aperto un procedimento disciplinare a carico di Küng che si conclude nel 1979 con la revoca del mandato di insegnare teologia in nome della chiesa cattolica. Costantemente al centro delle polemiche a partire da quella data, il teologo svizzero diviene una vera e propria star intellettuale, arrivando ad essere messo sulle copertine di Time più volte e vendendo, caso assai raro per un teologo, milioni di copie dei suoi libri. 
Dagli anni ’70 in poi, Küng pubblicherà una serie di opere a carattere cristologico, dove al tentativo di dialogo con la filosofia moderna si associa una maggiore distinzione tra il dato storico e l’interpretazione della chiesa primitiva su Gesù, sulla scia della ricerca esegetica in campo protestante. A tal proposito basta citare l’opera Essere cristiani che ha avuto una grande fortuna editoriale. A partire dagli anni ’90 in poi, inoltre, il teologo svizzero si è impegnato nel dialogo interreligioso e le sue progressive critiche all’autorità papale hanno suscitato molto scalpore. Al di là di queste vicende, sulle quali pesa la ferita dell’esclusione dall’insegnamento, va fatto notare come l’intuizione originaria di Küng sia valida. Infatti la Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione del 1999, sottoscritta tra la Federazione luterana mondiale e la chiesa cattolica, riprende nella sostanza lo schema di pensiero anticipato ben 42 anni prima nella dissertazione dottorale, segno di una teologia in grado di unire più che dividere. Il teologo svizzero ha cercato di proporre un modello di teologia che relativizzasse le barbarie confessionali, cercando anche di rendere persuasive, come nei libri di carattere ecclesiologico e cristologico, alcune tesi tipiche del mondo protestante. Tuttavia la strada per l’unità non può essere fatta solo attraverso la redazione di opere teologiche ma, come insegna papa Francesco, camminando insieme, fianco a fianco.
Già pubblicato su www.korazym.org.

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