Pentecoste: lo Spirito in festa!

«Quando verrà lo Spirito, egli darà testimonianza di me e anche voi date testimonianza» (Gv 15,26-27).

Nel nostro cammino lungo tutto il tempo liturgico, a ben vedere, vi è un unico attore, che non cambia mai, benché i tempi (Quaresima, Avvento, Pasqua) cambino. È sempre lo Spirito Santo a lavorare, a operare in noi. Se qualcosa muta, questo è, per così dire, “il fine” per cui lo Spirito ci muove, ci indirizza. Dopo la Pasqua, dopo la gioiosa commemorazione della morte e risurrezione di Gesù, lo Spirito ci offre una testimonianza su Cristo per convincerci che l’opera del Figlio è, in realtà, opera del Padre: Egli lo ha mandato per la nostra salvezza. Nel fare questo lo Spirito ci muove, ci spinge grazie al suo aiuto ad offrire una testimonianza che sia simile all’opera di amore che Gesù ha compiuto per noi. Convincendoci su Gesù grazie anche alla testimonianza degli apostoli ‒ nel periodo di Pasqua ascoltiamo gli Atti degli Apostoli! ‒, lo Spirito ci invita a seguire la sua strada, la via di un amore autentico, senza interesse. È questa la sequela faticosa e impegnativa che la Terza Persona della Trinità ci chiama a vivere ed è una sequela segnata dalla luminosa e trasparente amicizia di chi per primo, dopo la Pasqua, si è lasciato guidare dallo Spirito, spingendosi fuori dagli angusti territori della Palestina fino agli estremi confini della Terra, cioè gli apostoli, come Pietro, Giacomo, Giovanni, Paolo e, con loro, tanti cristiani lungo il corso di questi due mila anni. Ed ecco “il fine” per cui lo Spirito ci muove: parlare, come nel giorno di Pentecoste, l’unica lingua udibile, ascoltabile da tutti che è l’amore. Essa è la lingua che può generare la comunione, può dar vita ad una fraternità che abbatte barriere e confini ed è la lingua che, guarda caso, Gesù stesso nella sua vita ha parlato fino a consegnarsi in croce per noi. Lo Spirito viene e verrà: diamogli spazio!

Pubblicato su: www.korazym.org.

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