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Sulla grazia.

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Giovanni Cesare Pagazzi, Questo è il mio corpo. La grazia del Signore Gesù , EDB, Bologna 2016, pp. 135, € 13. Con uno stile fruibile, che rifugge dai tecnicismi perlopiù relegati nelle abbondanti note, Pagazzi tenta di articolare quel difficile rapporto tra grazia e libertà che per la teologia attuale rimane ancora non del tutto chiaro. Seguendo una corrente possibile della teologia biblica della grazia, Pagazzi scorge nel potere di muoversi e nel senso pratico i primi doni dati da Dio all’uomo. In questo modo la grazia, in quanto dono di un potere che appartiene all’uomo, implica il suo effettivo e incarnato esercizio, non rimanendo qualcosa di “soprannaturale” e, dunque, di astratto. La grazia – ecco la felice e feconda intuizione di questo saggio – è qualcosa di vivibile e di visibile. Essa si trasforma, nel costante e graduale esercizio di tale dono, in un savoir-faire , in portamento e comportamento garbato, ag-graziato. Non è 148 Segnalibro infatti un caso che, in e

Sul Concilio Vaticano II.

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E. Brancozzi, Un popolo nella storia. Introduzione alle questioni ecclesiologiche del Concilio Vaticano II , Cittadella Editrice, Assisi 2015, pp. 315, € 22,50. È un’interessante e accurata lettura della riflessione sulla Chiesa che il Concilio Vaticano II ha svolto – che, come è noto, si è condensata nelle note Costituzioni Lumen gentium e Gaudium et spes – l’ultima fatica editoriale del prof. E. Brancozzi dal titolo alquanto significativo Un popolo nella storia . In quest’opera il giovane sacerdote della diocesi di Fermo, nonché docente di Teologia dogmatica presso l’Istituto Teologico Marchigiano, di cui è anche vicepreside, con passione e competenza offre una chiave di accesso al più grande evento della Chiesa cattolica nel Novecento. Rifuggendo da tecnicismi, Brancozzi permette a tutti di entrare nel cuore della riflessione che, tra il 1962 e il 1965, si svolse all’ombra della Cupola della Basilica di San Pietro e, allo stesso tempo, di coglierne la imperfetta ricezi

La povertà secondo David Maria Turoldo.

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D.M. Turoldo, Profezia della povertà , Servitium, Milano 2012, pp. 110, € 11. È un grande merito di Espedito D’Agostini aver raccolto diversi frammenti in prosa di padre David Maria Turoldo sulla povertà. Leggendo l’opera sembra di entrare, a poco a poco, all’interno di un inno composto da un meraviglioso e stupendo mosaico di testi, le cui differenze non intaccano la piacevolezza del discorso. Turoldo introduce il lettore nel grande mistero di una povertà che è portatrice di vita. Il suo è uno sguardo penetrante e incisivo sulla condizione permanente e costitutiva di ogni essere umano: nessuno è sufficiente a se stesso e ciascuno ha bisogno degli altri. Ecco perché la povertà appare – ed è – una grazia: la disgrazia sta nel negarla invece che nell’assumerla. D’altra parte, Cristo stesso, divenendo carne, ha assunto questo “stato di grazia”. Quest’inno è anche una critica verso una società basata sul consumismo. La povertà richiama l’esigenza di un cuore libero da ogni tipo di

Per una teologia della speranza. Breve ritratto di Moltmann.

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Jürgen Moltmann, teologo tuttora vivente, è nato nel 1926 ad Amburgo in una famiglia protestante liberale alquanto secolarizzata, nella quale, a suo dire, Lessing, Goethe e persino Nietzsche erano più letti della Bibbia. I suoi interessi culturali adolescenziali erano focalizzati sulla fisica. Prima però di potersi iscrivere all’università viene arruolato nella Wehrmacht e nel luglio 1943 visse, come addetto a una batteria contraerea, il violento bombardamento di Amburgo. Il commilitone che gli era accanto cadde, ucciso. Dopo una breve esperienza al fronte, venne fatto prigioniero nel 1945 e trascorse tre anni in prigione, prima in Belgio e poi in Scozia. In questi tre anni di prigionia nacque e si approfondì in lui l’interesse per la fede cristiana. Lesse intensamente la Bibbia, dialogò con compagni di prigionia e, perlopiù cristiani britannici, maturando una vocazione cristiana. Rientrato in Germania nel 1948, si iscrisse alla facoltà di teologia di Gottinga e prese la decisione

Per un incontro con la teologia ortodossa. Breve ritratto di Bulgakov.

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Nato a Livny, in Russia, nel luglio del 1871, dopo una spontanea e intensa vita religiosa nell’infanzia, passa attraverso una crisi che lo travaglia dai dodici/tredici anni sino all’età di circa trent’anni. Frequenta la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Mosca dedicandosi alle scienze sociali, lavorando poi per due anni presso la cattedra di economia politica e statistica e viaggiando attraverso l’Europa. È in questi anni che avverte il fascino del marxismo, per la congiunzione in esso di elementi scientifici e utopistici, che ben si collegano all’accentuato messianismo politico tipico della cultura slavo-russa. Nel 1897 pubblica il suo primo libro ‘Sui mercati nella produzione capitalista’ che fa di lui uno dei giovani marxisti russi più promettenti e influenti. Ritorna intanto impellente in lui, soprattutto a contatto con il mondo naturale e l’esperienza estetica, la percezione di realtà irriducibili alle leggi economiche e al mondo materiale: è del 1898, durante i

"Come loro": René Voillaume e l'eredità di Charles de Foucauld.

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René Voillaume nasce il 19 luglio 1905 a Versailles, in una numerosa famiglia di origini lorenesi. Il padre, Charles, è ingegnere e il suo lavoro lo porta spesso lontano da casa. La madre, Marthe Wagner, è una donna forte e riservata, profondamente religiosa. René ha nove anni quando scoppia la Prima Guerra mondiale. Mentre il padre si trova al fronte, la famiglia risiede per cinque anni a La Bourboule, una località di villeggiatura a sud di Clermont-Ferrand, conosce l’abbé de Fraissinette, sacerdote di grande valore umano e spirituale, che lascerà una traccia profonda nella vita del giovane Voillaume. Terminata la guerra, la famiglia ritorna a Versailles. René frequenta da esterno il collegio Saint-Jean-de-Béthune, retto dai Padri Eudisti. In un primo tempo egli pensa di intraprendere gli studi tecnici e di diventare ingegnere, ma progressivamente si manifesta in lui l’attrattiva per la vita religiosa. Nel dicembre 1921 vive una forte esperienza spirituale, davanti all’Eucaristia

Charles de Foucauld e il mistero della vita nascosta in Cristo.

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Charles de Foucauld nasce a Strasburgo nel 1858. Famiglia borghese, educazione religiosa, ma a 16 anni si allontana dalla fede. A fargli scegliere la carriera militare, nella celebre scuola di Saint-Cyr, non ci sono grandi ideali: semplicemente, non sa cosa fare. Infatti, diventa un pessimo soldato: insofferente alla disciplina. Charles è più sensibile alle "strategie della dolce vita" che a quelle militari. Quando ne ha voglia, lascia la caserma per andare a gozzovigliare con amici e amiche (ha un’amante, Mimi) in un appartamento lussuosamente arredato con i soldi ricevuti da una cospicua eredità. Poiché i forte rimproveri e i severi rapporti dei superiori non lo fanno cambiare, l’esercito decide di liquidarlo e, quindi, abbandona il suo reggimento "i cacciatori d’Africa". Lo scavezzacollo, la ‘pecora nera’ della famiglia de Foucuald, decide di ritornare sui suoi passi quando apprende che i suoi amici sono in Algeria a sedare un’insurrezione. Ottenuto il reint