I personaggi del racconto della Passione (4). Il potere di fronte a Gesù.
L’ultimo
personaggio che vogliamo prendere in considerazione del racconto della Passione
è il potere, nella figura dei capi religiosi e nella figura di Ponzio Pilato.
Benché diverso, il potere religioso e quello politico, qui sono accumunati da
un obiettivo: far fuori Gesù. Certo Pilato si lava le mani, ma di fatto non fa
altro che assecondare il Sinedrio che, per invidia – come dice il testo
evangelico – gli consegna il Maestro. Entrambi si dimostrano ottusi, chiusi,
ostinati. Una sentenza su di Gesù è stata emessa – deve morire – e va eseguita,
il prima possibile peraltro perché si avvicina la Parasceve. Quella di Gesù è
una condanna sommaria come tante nella storia. Il Nazareno non ha avuto un equo
processo: lo hanno accusato, nessuno lo ha difeso, è morto. La verità
giudiziaria non è stata prodotta perché in realtà tutto era stato stabilito.
L’unica fatica è stata quella di reperire testimonianze contro Gesù, peraltro
discordanti. Nel suo caso davvero “the show must go on”. D’altronde cosa c’è da
aspettarsi dal potere? Nessun potere – questo ci dicono i vangeli – è disposto
a mettersi in discussione, specialmente se ormai ogni decisione è stato presa.
Gesù era una bega di cui ci si doveva sbarazzarsi il prima possibile perché i
romani avrebbero potuto massacrare un intero popolo. I capi religiosi
preferiscono il sangue di uno rispetto al sangue di molti: è più vantaggioso, è
più economico, è più conveniente. Il calcolo è stato fatto e in questo calcolo
il sacrificio di Gesù è utile, porta ad un risultato positivo: uno, che mostra
di essere il Messia, in meno. Morto il Nazareno, si può andare avanti, si può
ricominciare, il naturale corso degli eventi può riprendere, si può fare come
sempre si è fatto. Anche se alla morte di Gesù, il velo del Tempio si squarcia,
i sacerdoti possono continuare a fare sacrifici. Anche se Gesù risorge, Pilato
rimane procuratore. Ecco il paradosso: il potere rimane se stesso, non cambia,
non può fare altrimenti perché allora tutto sarebbe sbagliato e chi ha il
coraggio di ammettere si aver sbagliato? Meglio la conservazione dell’esistente
che un rinnovamento. Meglio mettere a tacere la voce della tomba vuota,
spargendo calunnia, che dire la verità. Meglio pagare le guardie per comprare
la loro omertà che dichiarare l’errore. Mistificare, manipolare: il potere fa
questo e il Vangelo ci ricorda di stare attenti. Di fronte ad esso, altri
cristiani in tutti questi secoli e ancora oggi sono stati e vengono
sacrificati, martiri di un Dio che, nonostante l’ingiustizia commessa, salva la
vittima e il carnefice.
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