Post

Fratello Dio.

Immagine
  È da qualche mese uscito un bel libro che celebra uno dei più noti teologi italiani, Pierangelo Sequeri, attualmente per volontà di papa Francesco Preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, per tanti anni professore alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di cui è stato anche Preside. In questo volume, che riprende nel titolo una delle canzoni del teologo milanese   – come è noto egli è stato ed è un compositore –, discepoli, colleghi e amici riprendono un aspetto della sua abbondante produzione teologica e sviluppano, delineando in sintesi l’originalità di una teologia made in Italy , meglio made in Milan . Il risultato è una serie di saggi che talvolta servono ad introdurre al pensiero di Sequeri talvolta entra no in dialogo con esso e cercano di portare avanti il discorso. Sei sono le parti e quindi i focus che i curatori dell’opera, Dario Cornati ed Ezio Prato, aprono (coscienze credente e fenomenologia di Gesù, l’altro moderno, simbolico/artistico/musicale, dik

Oltre la crisi. Per un'estetica politica.

Immagine
(tratto dal mio libro Introduzione alla vita cristiana di un politico ) Sguardo sul presente: l’attuale crisi e l’urgenza di una nuova politica La crisi che investe il nostro tempo è una crisi finanziaria ed economica. Tuttavia va sottolineato che essa è anzitutto una crisi antropologica e, dunque, politica. Se il profitto, la ricchezza diventano gli altari sopra i quali tutto e tutti, perfino la gestione della res publica , devono essere sacrificati, allora la politica ha perso la sua caratteristica principale e, cioè, di essere in primis un’arte. In questo nostro breve saggio tenteremo di descrivere un fenomeno nuovo che può sorgere dalla attuali ceneri. Scriveva Johannes Althusius quattro secoli fa nella sua capitale opera Politica methodice digesta : « politica est homines ad vitam socialem inter se constituendam, colendam et conservandam consociandi ». La politica, pertanto, si connota non per essere una scienza o una tecnica ma – lo ripetiamo – un’arte! Essa ha a che fare con la

La vera laicità.

Immagine
(tratto dal mio libro Introduzione alla vita cristiana di un politico ) Gn 1,1-3: “ In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu ”. Per parlarti di laicità, caro politico, avrei potuto presentarti la ben nota pagina evangelica nella quale Gesù afferma: “ Date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio ”( Mc 12,17). Preferisco partire da questo testo, tratto dalla Genesi, per sottolineare che la laicità è inscritta nell’atto stesso di creare. Sì perché Dio nel creare non solo permette che delle res, delle cose siano, ma perché permette a quelle cose di non essere confuse con Lui, con la sua persona, con la sua maestà, con la sua gloria. La luce, l’acqua, la terra sono realtà buone, belle, ma non sono Dio. Questa è la laicità vera: Dio non è la luce, l’acqua, la terra, non è, in altri termini, una res creata, ma è Altro. Qui si

Ripartendo dalla bellezza. I cattolici e la politica.

Immagine
  Oggi, nell’attuale contesto economico e politico, si fa un gran discutere su ciò che si può o ciò che si deve fare per uscire dall’attuale crisi. Il rischio, però, che si va profilando sta nel fatto che, misconoscendo la sua radice fondamentalmente antropologica, l’attuale situazione si aggrovigli ancor di più, non riuscendo così a dipanare l’intricata matassa. Detto in altri termini, si può andare oltre questo aevum solo facendo leva su una visione dell’uomo. L’uomo è attratto da ciò che unisce più da ciò che divide. L’uomo anela, aspira alla bellezza. E’ questa l’intuizione che sta dietro l’appendice di Introduzione alla vita cristiana di un politico. Pagine della Sacra Scrittura per un amministratore del bene pubblico (Edizioni Segno, 6 euro). Essendo la nostra un’epoca in cui il ‘particolare’ chiede e rivendica spazio a discapito dell’ ‘universale’, occorre trovare un progetto per il quale tutti, credenti e non, possono impegnarsi. Questo progetto comune non può che essere il b

I paradossi del cattolicesimo borghese (7). La grande assente: la Parola di Dio.

Immagine
  Occorre porci con estrema lucidità e realismo un’altra domanda: come si può pretendere che la Parola dica qualcosa al gregge se non ha detto nulla al pastore del gregge? Molto spesso nelle liturgie domenicali, quando arriva il momento dell’omelia, si assiste ad uno sproloquio più o meno lungo dal punto di vista cronologico. Molti sacerdoti sono gli autori di questi infelici discorsi che donano al popolo di Dio grandissima frustrazione e confusione. Tali discorsi, più o meno biblici. più o meno moraleggianti, non sono affatto uno stimolo per una rinnovata testimonianza. Occorre prendere coscienza che se è vero che il dettato conciliare della Dei Verbum non ha prodotto il risultato sperato, è altrettanto vero che il vituperato Concilio di Trento imponeva ai vescovi di scegliere tra i sacerdoti uno che si dedicasse “anima e corpo”, esclusivamente, cioè, alla Sacra Scrittura. Non solo, quindi, il Vaticano II è stato disatteso, ma anche il Tridentino. Come può il popolo di Dio rinnovarsi

Natale: il mistero della forza nella debolezza.

Immagine
  Se c’è, forse, un aspetto del Natale, che più di ogni altro scandalizza, mette dubbi, insinua perplessità, da quando è avvenuto la prima volta ad oggi, è questo: Dio si è fatto carne. Detto in altri termini Egli si è manifestato a noi attraverso la fragilità di un corpo umano, la miseria di una vita umana, la piccolezza di una storia. Dopo duemila anni questo risulta essere qualcosa di inspiegabile. Perché per la nostra mentalità, se Dio si doveva manifestare, si doveva manifestare in modo da essere riconosciuto da tutti, in modo glorioso, maestoso. Eppure egli ha deciso di prendere forma nell’umile grembo di Maria e non di una straordinaria regina, ha deciso di prendere dimora nell’umile villaggio di Nazareth e non in un sontuoso palazzo della capitale dell’Impero, ha deciso di avere acconto a sé persone di basso rango e non di alto lignaggio. Dio ha agito così per mostrarci qualcosa che, da duemila anni a questa parte, facciamo fatica a comprendere: c’è una forza nella debolezza ch

I paradossi del cattolicesimo borghese (6). Aspettando qualcosa... non Qualcuno.

Immagine
  Capita che, di fronte a situazioni drammatiche, ci si attenda nuovi interventi, nuovi pronunciamenti, nuove parole, nuove azioni come se non fosse chiaro l’indirizzo o l’orientamento della Chiesa. In un periodo di crisi, come è quello che stiamo vivendo, si moltiplicano visioni, profezie nelle quali sembra imminente la fine. Tutto ciò avviene senza un oculato e attento discernimento né da parte dei sacerdoti né da parte dei laici. Da una parte, pertanto, ci si attende qualcosa di nuovo che faccia chiarezza – ciò che già c’è non sembra a molti chiaro -, dall’altra parte si attende una fine che, a ben guardare non sembra arrivare mai. Ciò che manca alle nostre comunità, alle nostre esistenze, tutte tese a vivere il presente come se fosse eterno, è l’attesa gioiosa e fiduciosa di Colui che guida la storia, del Veniente, del Signore. Presi dalla logica mondana del successo che tarda a mostrarsi nonostante i molti sforzi, i cattolici sono o desiderosi di una novità che, pur presente, non