Post

La potenza di Dio.

Immagine
È un’opera davvero interessante quella di Giovanni Cesare Pagazzi, sacerdote della Diocesi di Lodi e docente presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, a cominciare dal titolo che evoca risonanze liturgiche. Il libro, edito dalla San Paolo, cerca di riavvicinare in modo acuto e intelligente la teologia ad un tema, quello del potere/della potenza, che a partire dalla terribile tragedia dell’Olocausto non è stato più tanto frequentato. Anzi su una questione di una straordinaria portata è calato il silenzio anche perché per i teologi è tuttora difficile ad una domande del genere: se Dio è Onni-potente perché ha permesso Auschwitz e/o perché permette il male nel mondo? Prima di rispondere ad un quesito così complesso, tuttavia, andrebbe discussa la nozione di potere/potenza che c’è dietro. La questione sta qui: «ben lontana dall’essere alternativa alla misericordia o all’amore, la potenza di Dio è presentata dalla Sacre Scritture come radice di bontà, compassione

La Quaresima e le tentazioni

Immagine
«Subito dopo lo Spirito Santo lo sospinse nel deserto e lì vi rimase per quaranta giorni» (Mc 1,12) Il periodo liturgico della Quaresima, ogni anno, inizia con la pagina del Vangelo in cui si narra delle tentazioni di Gesù. Tuttavia, se siamo onesti, possiamo notare una cosa sorprendente: non è Gesù che liberamente si sottopone a questa prova, ma è lo Spirito che, come dice il testo lo sospinge o meglio lo costringe, stando al verbo greco usato nel testo originario, nel deserto. In altri termini è lo Spirito a muovere Gesù nel deserto per i “suoi” quaranta giorni. Gesù rispetto all’azione esercitata su di lui dallo Spirito è inerte, passivo; Egli si lascia guidare, si consegna all’Amore che unisce Figlio e Padre in un vincolo indissolubile. Perché? Egli si fa accompagnare in un luogo, il deserto, dove il popolo d’Israele, nei quaranta anni del suo interminabile pellegrinaggio, ha imparato, è diventato a poco a poco il popolo di Dio, il popolo che si fa condurre da Dio, fidandos

Paul Tillich: breve ritratto di un teologo.

Immagine
Paul Tillich nacque a Strarzeddel, nel Brandeburgo, nel 1886. Figlio di un pastore e dirigente scolastico, egli ricevette una formazione religiosa tradizionale, prima di condurre studi filosofici e teologici approfonditi a Berlino, Tubinga e Halle, conseguendo titoli accademici in entrambe le discipline. Nel 1919 iniziò la sua lunga carriera accademica, ricoprendo cattedre di teologia e di filosofia a Marburgo, Dresda, Lipsia e Francoforte. Infatti, come egli ha affermato nella sua celebre autobiografia, redatta nel 1936, Sulla linea di confine , il suo pensiero non può non essere nella tensione tra queste due polarità: la filosofia e la teologia. Con l’avvento del nazionalsocialismo, la posizione di Tillich in Germania diventa precaria a causa della sua adesione al socialismo religioso. Egli fu il primo accademico non ebreo ad essere espulso dall’università. Marx Horkheimer, suo collega a Francoforte, gli consigliò di emigrare in America. Qui insegnò dapprima all’Unione Theolo

Teologo "maledetto". Ritratto di Leonardo Boff

Immagine
Leonardo Boff, teologo tuttora vivente, al secolo Genésio Darci Boff, nacque a Concórdia, in Brasile, il 14 dicembre 1938. Nipote di immigrati italiani originari di Seren del Grappa, in provincia di Belluno, Leonardo entrò nel 1959 nell’Ordine dei Frati Francescani Minori, emettendo la professione perpetua di voti nel 1964.  Fu successivamente consacrato sacerdote. Nello stesso periodo studiò dapprima filosofia e poi teologia in Brasile, Germania, Belgio e negli Stati Uniti d’America, fino al conseguimento del dottorato presso l’università di Monaco nel 1970, avendo tra i relatori l’allora professor Joseph Ratzinger.  In quello stesso anno a Boff, ritornato in patria, gli fu affidata la cattedra di teologia sistematica ed ecumenica all’Istituto teologico francescano di Petrópolis in Brasile. Divenne direttore di varie riviste, quali la Revista Eclesiástica Brasileira (dal 1970 al 1984), la Revista de Cultura Vozes (dal 1984 al 1992) e la Revista Internacional Concilium (dal 1970

Il gioco in Heidegger.

Immagine
In Heidegger  «oltre che nel Satz vom Grund , il concetto di gioco appare in altri luoghi del cammino del pensiero heideggeriano, segnandone sempre con la sua presenza i momenti fondamentali, per poi pronunciare il suo abissale mistero e diffondersi in tutta la sua in-audita ‒ o dimenticata ‒ portata innovatrice nelle ultime pagine sul principio di ragione»  [1] . Infatti, secondo molti interpreti, l’interesse del filosofo per il gioco risalirebbe alle origini della svolta seguita ad Essere e Tempo  [2] , svolta che toccherebbe il suo apice con Il principio di ragione  [3] e della quale alcune tracce sarebbe contenute nell’ Introduzione alla metafisica  [4] . Il tema del gioco in Heidegger, pertanto, raggiunge la sua massima punta di riflessione teoretica nell’opera dedicata al principio di ragione ed è connessa alla ripresa della questione del mondo, che «non è una interpretazione più precisa e più rigorosa dell’essenza del mondo, bensì in primissimo luogo cerca di porre sott

Il gioco in Aristotele

Immagine
Aristotele   tratta del gioco nell’ Etica Nicomachea . Anche se, come è noto, la pubblicazione delle opere dello Stagirita è dovuta ai suoi discepoli , in quanto egli non concepì mai le sue opere come libri da pubblicare ma come il sostrato dell’attività didattica  [1] , la collocazione della trattazione del gioco è di particolare interesse. Infatti esso è fatto oggetto di indagine all’interno del IV libro, dove si parla delle virtù etiche, delle virtù cioè legate al comportamento. Tra di esse vi è il garbo che, a giudizio di Aristotele, trova la sua più evidente espressione nel gioco. Pertanto giocare , o meglio saper giocare , è questione di comportamento, di virtù. Lo Stagirita così si esprime: «il riposo, poi, e il divertimento ( paidia ) si ritiene che siano necessari nella vita. Nella vita corrente, tre sono le medietà di cui abbiamo parlato, e tutte e tre riguardano i rapporti reciproci fatti di parole e azioni. Ma differiscono perché una riguarda la verità, le altre d

L'Immacolata Concezione: l'origine divina di Gesù

Immagine
Chi studia o ha studiato un po’ di teologia sa che la prima parte dei Vangeli ad essere stata scritta è quella in cui si narra la vicenda della Passione. Lì tocchiamo con mano come la fede degli apostoli è stata messa in crisi dallo stesso Gesù che liberamente ha accettato di morire in croce. È stata la risurrezione o meglio il manifestarsi del Risorto che ha dato loro la prova dell’origine divina di Gesù e, quindi, la sua “pretesa” di essere Figlio di Dio non è stata smentita. Il Nuovo Testamento ci attesta che è a partire da qui, da questa esperienza che gli apostoli hanno fatto, che i primi cristiani hanno riflettuto più profondamente sull’origine divina. Basta leggere con molta attenzione lo stupendo inno della lettera ai Filippesi (Fil 2), per rendersi conto che questa riflessione dalla manifestazione di Gesù come Risorto ha proseguito ed è arrivata a concepire la pre-esistenza in Dio ancora prima dell’origine del mondo. Ora se Gesù è il Figlio di Dio, lo è da sempre e lo ho d